In molti dicono che non dobbiamo permettere che da questa tragedia si esca con le vecchie logiche di sviluppo. Già negli anni ’70 i lavori di vari autori (Commoner, Gabor&Colombo) mostravano come l’intensità dei consumi di capitale, risorse ed energia fosse inversamente proporzionale alla richiesta di lavoro. In altre parole, un oggetto che richiede alti costi di materiali ed energia durante la sua vita, richiede poco lavoro per produrlo e mantenerlo. La Pennacchi (Il manifesto 1/5/’20) ricorda che il New Deal roosveltiano si basava “sull’idea-cardine che alle persone si dovesse dare non un sussidio ma un lavoro con una paga adeguata”. Quindi per superare la crisi economica di cui vediamo solo l’inizio, riferendoci alla realtà fiorentina dobbiamo partire da quelle che sono le caratteristiche della città e dai suoi bisogni spingendo su investimenti ad alta richiesta di lavoro.
Uscendo dalla sbornia turistica ritengo che i punti di forza siano:
- l’industria meccanica
- l’Università ed i centri di ricerca
- l’industria farmaceutica e biomedicale
- la moda ed il design
- Le scuole di restauro
- le biblioteche
- l’artigianato di alta qualità
Per far partire questi settori che spesso sono legati all’esportazione occorrerà attendere che si attenuino le norme di “distanziamento sociale” antivirus, e considerare comunque che difficilmente si tornerà alla situazione pre-pandemia; il timore di nuovi spillover resterà.
Nel frattempo che facciamo?
- Il PO in elaborazione del Comune dovrà aprire fortemente all’uso delle fonti rinnovabili facilitando la formazione di Comunità Energetiche che attualmente possono formarsi per l’uso del fotovoltaico. Secondo un recentissimo studio dell’Università di Oxford, ogni investimento nell’energia pulita crea il triplo dei posti di lavoro rispetto allo stesso ammontare speso nei combustibili fossili. E inoltre, le infrastrutture connesse a fonti rinnovabili come eolico e solare sono più “resistenti” agli effetti perversi della globalizzazione, come le delocalizzazioni.
- Si dovrebbe spingere Fiorentinagas (o altri interessati) ad attuare una politica di cogenerazione. Usare direttamente il calore di scarto dalla produzione di energia elettrica nel riscaldamento/condizionamento e l’energia elettrica per riscaldare altre abitazioni con pompe di calore. A parità di servizio emetteremmo il 40% in meno. In questo modo si diffonderebbe l’uso delle pompe di calore, fondamentale in un passaggio futuro a sistemi prevalentemente elettrici.
- L’attuale incentivazione per interventi di risparmio energetico e sicurezza sismica prevede sgravi fiscali fino all’80%, sgravi che dovrebbero essere ulteriormente aumentati. Non tutti possono permettersi l’investimento, tuttavia è già possibile cedere il credito fiscale ad una azienda che faccia l’intervento. Purtroppo le aziende toscane sono spesso piccole e sottocapitalizzate; spetta alle aziende pubbliche intervenire, in particolare a Firenze potrebbe essere Casa SpA a guidare una serie di interventi che rimetterebbero in moto l’edilizia ed i settori connessi, studi professionali ed impianti. Si potrebbe coinvolgere l’Università per interventi innovativi che accedano a fondi di ricerca.
- Ai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale, nel settore dell’approvvigionamento alimentare ), potremmo aggiungere un nuovo tipo di GAS, Gruppi di AFFITTO Solidale. In questo caso una serie di beni verrebbero acquisiti e messi a disposizione dei soci che pagherebbero solo una quota di “sostituzione”; ciò incentiverebbe la produzione di beni a lunga vita ed il lavoro di gestione e manutenzione dei beni stessi, dalle biciclette ai trapani alle auto e via con la fantasia.
- Potremmo sviluppare una “Banca del Tempo”, in cui i soci mettono a disposizione le proprie capacità, una sorta di baratto di competenze. Questo tipo di attività è stato spesso all’origine di monete locali, utili quando mancano finanziamenti, perché permettono di far ripartire l’economia locale sulla base della fiducia.
A livello regionale Firenze dovrebbe spingere per interventi di ammodernamento e messa in sicurezza delle strutture ospedaliere, finanziabili con fondi EU. Proporre lo sviluppo di aziende in settori di punta come quello della robotica in cui esistono eccellenze in Toscana ed infine attivarsi per avere una sola Università Politecnica Toscana in cui confluiscano tutte le Università regionali, realizzando un polo di ricerca di valore mondiale, capace di trovare finanziamenti e far nascere aziende nuove ad alto valore e lavoro aggiunto.
Giuseppe Grazzini