Il sindaco Nardella ha detto che contro la rendita non può far nulla. Non è così, basta volerlo. Non si combatte la rendita e non si può risolvere la crisi che stiamo vivendo con la bacchetta magica, e neppure con slogan e proposte futuristiche, ma neppure auspicando un flashback al periodo pre-Covid.
Immediatamente, prima che sia troppo tardi la prima mossa che ci aspettiamo dalle Istituzioni è un attacco frontale alla rendita immobiliare che strangola la città: una Legge scritta dai Comuni, insieme alle categorie economiche, ed inviata a Roma per una rapida approvazione che tagli e riduca, con logica e progressività, i costi che in questi mesi, i fondi commerciali, chiusi o con incassi ridotti, hanno dovuto continuare a sostenere. Una proposta ragionata che certo non ha i tempi di un’intervista sulla stampa o di un post o un tweet sui social, ma che merita di esser studiata.
Nella pandemia è emersa nuovamente sulla città il peso della rendita immobiliare, la mano pesante di grandi multiproprietà che soffocano attività economiche e la residenza, con affitti altissimi e del tutto indisponibili a farsi carico della gravità della situazione, riducendo gli affitti.
Parliamo di proprietà che hanno patrimoni immobiliari milionari e che stanno approfittando della crisi per ampliare le proprie proprietà: mentre c’è chi ha problemi ad arrivare alla fine del mese e di permettersi di avere i beni di prima necessità per mandare avanti la propria famiglia, c’è chi fa shopping in città di immobili e locali avendo una liquidità significativa, approfittando della disperazione di chi non vedendo un futuro, preferisce salvarsi svendendo il proprio bene.
Abbiamo visto in questi mesi come i sussidi, dal costo per la collettività elevatissimo, che si è proposto persino di erogare direttamente ai proprietari degli immobili, non siano stati uno strumento che ha funzionato. Milioni di euro sono stati dati dallo Stato, come credito di imposta e contributi affitti, per pagare la proprietà, creando così il paradosso che lo Stato finanzia la rendita immobiliare, l’unica non toccata dalla crisi. Basta con questa logica.
Vogliamo apprezzare quei soggetti insospettabili della città, dal Comune alla Camera di Commercio, hanno posto in evidenza questa situazione, ma registriamo che si sono limitati a dichiarazioni di massima e alla enunciazione di piani alquanto paradossali. Nardella dopo aver “venduto” l’immobile di Sant’Orsola propone di acquistare con fondi pubblici beni abbandonati nella stessa zona da destinare a imprenditori e artigiani per le loro attività. Dopo aver tentato la carriera di sensale nella vendita ai privati, il nostro Sindaco Nardella si sperimenta anche immobiliarista dell’ultima ora, con risultati deludenti in entrambi i campi.
La pandemia ci obbliga a cambiare radicalmente e attaccare questo sistema che deve cambiare ma non con slogan e proposte futuristiche e neppure auspicando un flashback al periodo pre-Covid.
La proposta sugli affitti commerciali
Per questo stiamo elaborando un quadro di proposte, che vanno dal peso della rendita sugli esercizi commerciali e gli affitti residenziali alla regolamentazione degli AIRNB, dal come riportare residente reali in centro all’intervento sulle attività commerciali.
La prima proposta che presentiamo riguarda gli affitti commerciali e prevede di porre un tetto massimo agli affitti commerciali, partendo dalla base imponibile IMU, esentando i piccoli proprietari.
Il punto essenziale è collegare l’affitto alla rendita catastale: d’altra parte il proprietario le tasse le paga sull’IMU e non sul valore di mercato. In un momento di crisi e di difficoltà è bene che ognuno paghi l’affitto al proprietario in base alla tassazione dell’immobile affittato.
Ecco che, per esempio, un immobile con una rendita di 500 euro, potrà essere locato, a parità di attività insediatasi, alla metà di uno che ha una rendita di 1000 euro.
Un rapporto che proponiamo è quello di un affitto annuale che non possa superare la base imponibile (che è data dalla rendita moltiplicata per il moltiplicatore di legge in leggi, per negozi e botteghe è 55), tenendo in considerazione anche la tipologia di attività e la localizzazione. Esentando ovviamente tutte le piccole proprietà che abbiano un patrimonio inferiore a 250.000 euro di base imponibile del patrimonio immobiliare, o fino a 2 unità immobiliari locate a terzi.”
Ad oggi, nel libero mercato drogato dal turismo, gli affitti sono ALTISSIMI, completamente sganciati da ogni parametro di valore e notevolmente superiori alla proposta.
La presenteremo in Consiglio Comunale, proponendo di avanzarlo all’Anci e al Parlamento
Conclusioni
Noi non ci vogliamo limitare a dire cosa andrebbe fatto, ma ci vogliamo sporcare le mani, come abbiamo già fatto con la proposta di 6 milioni di euro per sostenere le famiglie in difficoltà, dicendo chi vogliamo sostenere e dove vogliamo trovare le risorse. Crediamo che questa sia la logica della politica in un momento di crisi.
Disponibili al dibattito nel merito, ma certo non possiamo che registrare che pur osservando positive aperture da parte del Sindaco Nardella, spesso queste si dimostrano prive di concretezza, talvolta contraddittorie e troppo spesso basate su slogan e proposte non solide.”
link al comunicato stampa