Il programma elettorale della lista Firenze Città Aperta per le elezioni amministrative 2019 può essere consultato di seguito o scaricato in formato pdf.
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FIRENZE CITTÀ APERTA PROGRAMMA ELETTORALE DELLA LISTA PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2019
Vogliamo una Firenze città viva e aperta, che ha memoria del passato, ma guarda al futuro. Firenze non è destinata ad essere consegnata alla rendita immobiliare, al potere finanziario, alla speculazione edilizia e alla cattiva politica. È una città solidale, non una merce in competizione con altre città merce. Il centro cittadino sta perdendo la sua identità ed a tratti irriconoscibile per i suoi residenti. È come una vetrina ben illuminata ma vuota, con i musei ridotti a strumento di marketing. Le periferie sono carenti di vita sociale e culturale, mentre vengono chiusi i presidi sanitari pubblici, privatizzate le scuole materne e gli asili nido. Gli spazi pubblici sono ceduti ai grandi eventi per i vip e svuotati della loro vocazione pubblica, e in alcuni casi sono dismessi o abbandonati.
Vogliamo riempire tutti questi vuoti e restituire nuova vita ad una città che si è smarrita. Vogliamo una democrazia degli spazi, non un vuoto chiamato democrazia, dove tutto è deciso altrove. Non è un sogno irrealizzabile, ma da inseguire e costruire insieme, attraverso percorsi che altre città hanno già avviato con successo.
Abbiamo in mente una città verde, capitale di un nuovo modello di sviluppo basato sui principi dell’economia solidale e circolare, sull’autorecupero e l’autocostruzione per uso abitativo e sociale. Una città che compia una piena transizione verso le energie rinnovabili.
La nostra è la Firenze della cultura, culla di bellezza che valorizza il suo paesaggio urbano e i suoi beni artistici perché li considera un bene comune da curare come un insieme armonico.
È la Firenze che promuove un nuovo welfare locale, fondato sulla gestione pubblica e collettiva dei beni comuni, a partire dall’acqua, e delle risorse essenziali. È una città che si lascia alle spalle la triste stagione delle privatizzazioni per tornare ad essere una comunità dove chi lavora ha una giusta retribuzione e può guardare al futuro senza paura.
È una città laica, antirazzista, antifascista e femminista.
La ricostruzione di una Firenze nuova non può essere demandata ai poteri forti, ma deve essere affidata a un governo di tutte e tutti, un governo della cittadinanza. Le nostre città, anche Firenze, sono state in questi decenni dominate da politiche economiche fondate sullo sfruttamento delle risorse collettive a vantaggio di pochi. È necessario aprire nuovi spazi di partecipazione che garantiscano il coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine al governo della città e della sua economia. Se alla crisi economica si deve rispondere con investimenti pubblici, con un diverso modello di sviluppo e con la reintroduzione dei diritti sociali, alla crisi della democrazia si deve rispondere allargando gli spazi democratici e di partecipazione, rendendo più vicini e trasparenti i luoghi dove vengono assunte le decisioni.
Dalle città può partire un movimento in grado di riaprire il dialogo tra i popoli e le culture. Dalle città, dal basso, può rinascere una visione planetaria dell’essere umano in grado di abbattere gli egoismi, le divisioni, i nuovi muri. Firenze ha visto disperdersi nel corso degli anni la propria vocazione internazionale e pacifista. Vogliamo ridarle quel ruolo di città promotrice di pace, di dialogo, di incontro tra culture, aperta ai movimenti femministi. Faremo partire da Firenze un nuovo umanesimo che contrasti le politiche dell’odio e della violenza che avanzano nella società e nelle istituzioni, che smilitarizzi le relazioni umane, che valorizzi tutte le pluralità e che promuova il principio costituzionale della pari dignità sociale.
Ecco il nostro programma per una nuova Firenze solidale, coesa e inclusiva.
• Firenze, città antifascista
Firenze, medaglia d’oro della Resistenza, ha una tradizione importante sul terreno della difesa della Costituzione e dei valori dell’antifascismo.
Vogliamo una città che continui a proporre quei valori e quella cultura. Anzi, non solo a proporli, ma a incarnarli nella sua vita collettiva, nelle relazioni sociali inclusive, nell’apertura al mondo e alla diversità, nella costruzione di un modo di essere delle donne e degli uomini fondato sulla libertà femminile, lontano dalla violenza maschile del potere e della proprietà.
Non è accettabile dare spazio all’interno della città ad associazioni che si richiamano esplicitamente al fascismo, che incitano all’odio e all’esclusione verso coloro che non appartengono ad una sorta di “comunità di sangue” fondata sull’invenzione di una gloriosa tradizione nazionale.
Si è cittadine e cittadini di Firenze quando vi si lavora, la si vive, si è partecipi, anche critici, del suo progetto di civiltà e di cultura.
Il Comune, collegandosi anche con la Regione, deve farsi promotore di un coinvolgimento delle scuole per un’educazione alla cittadinanza basata sulla nostra Costituzione, intesa non solo come un testo da onorare o celebrare esclusivamente nelle ricorrenze ufficiali: la nostra Costituzione deve rappresentare un modello di relazioni interpersonali basate sull’uguaglianza e sulla giustizia sociale; un progetto di sapere critico fondato sulla libertà della ricerca e del pensiero, sull’incontro di generi e generazioni, sulla costruzione di una polis aperta al confronto dove sia possibile portare tutta intera la propria vita, i propri bisogni, i propri desideri.
Il fascismo aveva fatto dell’educazione dei giovani e della scuola un veicolo della propria propaganda e del disciplinamento delle menti. Il Comune può proporre iniziative sulla cultura costituzionale nelle quali le ragazze e i ragazzi sentano che la propria formazione è uno strumento per la liberazione di se stessi, per immaginare la propria vita e il mondo senza imposizioni di pensieri unici, possedendo le conoscenze necessarie per essere cittadine/i attive/i. Vogliamo una città che guardi con positività al futuro, mettendo al centro le nuove generazioni come motore della nostra società, accompagnandole il più possibile nel percorso della loro formazione.
Per questo proponiamo che il Comune:
Non conceda spazi pubblici a Casa Pound, Forza Nuova, Casaggì e altre forze che si richiamano al fascismo, alla xenofobia e al razzismo.
Istituisca, anche insieme ad altri enti pubblici, una settimana antifascista, da realizzare con il coinvolgimento delle scuole (e sostenga le iniziative promosse sul territorio).
Istituisca un premio annuale per l’antifascismo a chi si è distinto/a per meriti su azioni e valori dell’antifascismo.
Adotti un provvedimento per cambiare i nomi a tutte le strade e le piazze intitolate a gerarchi, volontari, personaggi fascisti e per rimuovere le lapidi che li ricordano.
Promuova un progetto di arte di strada sui temi della Resistenza e dell’antifascismo – contro i fascismi di ieri e di oggi.
Contribuisca alla realizzazione a Firenze di un Museo della Resistenza, sulla scorta di una proposta dell’ANPI di alcuni anni fa.
• Firenze, città antirazzista
L’antifascismo si collega strettamente all’antirazzismo, che deve avere nell’ente locale un punto di riferimento preciso, con prese di posizione puntuali e anche con atti amministrativi volti a contrastare le discriminazioni e a dare a tutte/i pari opportunità, come prescrive la Costituzione.
Per questo proponiamo che il Comune:
Garantisca l’iscrizione anagrafica ai/alle richiedenti asilo e, per coloro che occupano stabilmente un immobile, attribuisca, con uno “ius soli cittadino”, la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini figlie/figli di stranieri nate/i in città, o, ad ogni modo, nate/i in Italia e residenti ora a Firenze.
Riapra un Ufficio Comunale per migranti che sia punto di riferimento per le loro realtà associative, fornisca informazioni e consulenze al fine di introdurli nel tessuto sociale cittadino (per l’accesso ai servizi, alla casa all’istruzione), metta in campo strumenti per dare loro pari opportunità e contrastare le discriminazioni.
Riapra la Consulta per l’Immigrazione, composta da rappresentanti delle realtà associative dei/delle migranti e dei soggetti impegnati in attività solidali e di tutela dei diritti, e riattivi il Consiglio degli Stranieri e delle Straniere – eletto dai e dalle migranti residenti a Firenze e privi della cittadinanza italiana –, cui venga attribuito il compito di discutere e di pronunciarsi su tutti gli atti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale.
Metta in funzione un’Agenzia per la Casa che sostenga la ricerca di un’abitazione da parte di tutte/i coloro che ne sono prive/i, italiane/i e straniere/i.
Intervenga e prenda posizione per contrastare le politiche anti-immigrati del Governo centrale (per esempio, la riduzione dei fondi destinati alle iniziative per l’accoglienza e l’inclusione) e sostenga la richiesta di poter accedere al voto da parte dei/delle migranti stabilmente residenti.
Fornisca sedi per le associazioni dei/delle migranti e spazi di aggregazione, di incontro, di confronto (utilizzando per questo il patrimonio immobiliare comunale invece di [s]venderlo).
Si faccia promotore, insieme ai Consigli di Quartiere, di progetti educativi interculturali.
Tenga in vita e potenzi il Centro di Formazione Professionale, naturalmente aperto anche ai/alle migranti.
Si opponga fermamente all’apertura di un CPR in Toscana.
Contrasti la prospettiva del lavoro volontario dei/delle migranti ospiti dei CAS.
Promuova i progetti di formazione specifica per i /le richiedenti asilo.
Si impegni a rapportarsi con Questura e Prefettura per sostenere e tutelare i/le migranti (in quanto cittadini/e del proprio Comune).
Si impegni a fornire accoglienza nei Centri per i senza dimora anche ai/alle migranti privi/e di regolare permesso di soggiorno.
Si impegni a costituire un Tavolo cui partecipino i/le rappresentanti della popolazione Rom e delle realtà del volontariato solidale e per la tutela dei diritti, al fine di discutere come e in che tempi superare i campi (e con quali alternative).
Si impegni a far realizzare una moschea a Firenze.
I consigli di Quartiere, dal canto loro, si impegnino a stimolare l’Amministrazione Comunale a realizzare quanto qui indicato per una politica attiva nei confronti dei/delle migranti.
• Firenze, città operatrice di pace
Negli anni ‘80 il Consiglio Comunale proclamò Firenze “città operatrice di pace” e si dotò di una Commissione Pace, sotto la spinta culturale dei movimenti per la pace e l’influsso delle parole di Padre Ernesto Balducci “Se vuoi la pace, prepara la pace”. È ora di riprendere quel cammino, interrotto da tempo.
Per questo proponiamo che il Comune:
Dia nuovamente vita ad una Commissione Pace pienamente operante.
Promuova iniziative quali gli “Incontri del Mediterraneo” – sull’esempio di quelli organizzati da Giorgio La Pira negli anni ‘50 – per promuovere la cooperazione, il dialogo e la pace tra i popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
Attivi, insieme ai Consigli di Quartiere, gemellaggi, scambi culturali, forme di cooperazione internazionale con le città di altri Paesi, in particolare con quelle dei Paesi da cui provengono i/le migranti.
Rilanci, a livello internazionale, la campagna per il disarmo e faccia pressione sul Governo e il Parlamento perché anche l’Italia sottoscriva il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, deciso da 122 Paesi aderenti all’ONU.
Si impegni a sostenere le azioni dei popoli per la loro libertà, con particolare riferimento a quelle del popolo palestinese, del popolo curdo, del popolo sahrawi.
Si impegni a sostenere i movimenti contro i cambiamenti climatici, portati avanti dai/dalle giovani, dai giovanissimi e dalle giovanissime per assicurare un futuro all’umanità.
• Firenze, città della partecipazione democratica
Negli ultimi decenni si è compiuto un inesorabile processo di minimalizzazione delle forme di vita democratica, in nome del principio della governabilità, con conseguente compressione degli spazi di democrazia rappresentativa e di democrazia diretta ed erosione della partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine (pressoché circoscritta al solo giorno della votazione) e dei consigli elettivi (considerati poco controllabili e troppo lenti per una democrazia decisionale): in nome della stabilità istituzionale, si sono progressivamente ridotte le occasioni e gli strumenti della partecipazione, ritenuti un ostacolo nell’azione di governo.
La fusione dei comuni più piccoli, la cancellazione delle province (sostituite da organi elettivi di secondo grado), lo smantellamento del decentramento amministrativo (i quartieri) sono alcune delle conseguenze del processo in atto.
Tutto questo è strettamente collegato alla sconfitta epocale che il movimento operaio ha subito a partire dagli anni Ottanta. L’espansione della democrazia si mostrava sempre di più incompatibile con l’affermazione del capitalismo vincente, quello globalizzato e finanziarizzato.
Stiamo dunque vivendo un periodo in cui democrazia istituzionale e democrazia partecipativa (e diretta) sono fortemente compresse.
Anche a livello comunale, la democrazia istituzionale soffre di mancanza di rappresentanza e di rappresentatività: elezione diretta del sindaco (padre-padrone per 5 anni pena la minaccia di tornare al voto), che a sua volta si sceglie gli assessori ridimensionati a meri collaboratori (il Consiglio non approva più la giunta), riduzione del numero dei consiglieri (con conseguente innalzamento delle soglie di ingresso) e ridimensionamento del potere delle assemblee elettive (Consigli comunali) private di quasi tutte le materie che prima erano di loro esclusiva pertinenza.
La personalizzazione della politica, con politici/amministratori sempre più distaccati dalla popolazione, e un’influenza crescente dei poteri forti sulle scelte amministrative sono gli effetti che verifichiamo costantemente.
La democrazia diretta e partecipativa dei cittadini non è stata favorita.
Evidenti sono i casi di percorsi partecipativi fittizi organizzati dall’amministrazione comunale uscente, rivelatisi iniziative di mera propaganda dove i/le cittadini/e erano chiamati a intervenire senza nessuna regola o concreto potere di influenza, senza neanche la certezza di che le loro richiese ed analisi fossero ascoltate e registrate, senza neanche il diritto alla risposta!
“Démocratiser la démocratie” e perseguiamo l’obiettivo, oggi assolutamente prioritario, di “restare umani”.
Vogliamo riprendere e portare avanti quelle esperienze positive di partecipazione che hanno caratterizzato Firenze, la prima città medio-grande in Italia ad eleggere i propri Consigli di Circoscrizione, nel 1976. Tale elezione avvenne sull’onda di un movimento di quartiere, sviluppatosi in città dopo il 1968, in continuità con i comitati dell’alluvione, che aveva posto il decentramento fra i suoi obiettivi.
Oggi è necessario rilanciare la partecipazione con una grande iniezione di energie, di idee, di volontà politica.
Il processo partecipativo al quale vogliamo prendere parte è basato sulla certezza della durata, sulla trasparenza della gestione, verbalizzazione e restituzione della discussione, sulla condivisione nella scelta dei facilitatori, sull’obbligo di risposta motivata e approvata dal Consiglio comunale.
Noi, quindi, proponiamo:
Che si persegua un ricambio periodico di coloro che amministrano, con persone che, per un congruo periodo della propria vita, lasciano il loro lavoro per porsi al servizio della comunità, e, successivamente, tornano a dedicarsi ai propri impegni.
Che si sostenga il “bilancio partecipativo”, cui si potrebbero associare anche altri strumenti utili per socializzare l’azione di governo, come il bilancio di genere e il bilancio sociale.
Che si modifichino i regolamenti comunali restituendo poteri reali ai quartieri.
Che si realizzino presso i quartieri le Case della città, nelle cui sedi si ospitino occasioni di discussione dei progetti che riguardano la città; si accolgano momenti di vita sociale autorganizzata, dalle feste alle assemblee; si pratichino attività e sport non agonistico a cura delle associazioni.
Che si vincolino a processi partecipativi le scelte relative al cambio di destinazione d’uso di grossi edifici pubblici al fine di individuare, oltre al ritorno della residenza, le nuove funzioni da ospitare e quali spazi destinarvi.
Che si compiano i percorsi partecipativi per aree omogenee, almeno uno per quartiere, allo scopo di ripubblicizzare e risocializzare gli spazi pubblici nell’ambito del progetto “mettiamo un albero, una panchina, una fontanella”.
• Una casa da abitare, una città solidale, una gestione democratica degli spazi
Una casa dignitosa per tutte e tutti è la priorità che ci assumiamo. Ma non basta: una città da abitare, solidale, inclusiva e rispettosa di tutti e tutte è l’obiettivo che guiderà tutte le nostre scelte amministrative.
Per questo azzerare le emergenze, dimezzare la graduatoria comunale, sostenere e accompagnare le famiglie colpite da sfratto per morosità incolpevole, invertire la decrescita demografica e ripopolare Firenze sarà il nostro impegno fin dal primo giorno.
La crisi economica ha colpito gravemente il diritto alla casa: Firenze da anni espelle residenti, famiglie di lavoratori e lavoratrici, anziani e anziane, che sono buttati fuori dalla città turistica e dai B&B, e contestualmente aumentano gli sfratti emessi ed eseguiti con la forza pubblica.
Nel centro storico, oltre il 90% delle compravendite avvengono per investimento immobiliare e non per la residenza, ma trasformazioni profonde investono ora anche l’area intorno a Careggi (dove si trovano l’ospedale e l’università) e l’area di Novoli (dove ha sede il nuovo palazzo di giustizia). I residenti vengono così cacciati via dalle zone che sono interessate da una consistente e progressiva rivalutazione immobiliare. La difficoltà di trovare una casa a Firenze ha indotto chi cerca un’abitazione in affitto a spostarsi negli altri comuni delle aree metropolitane, con il conseguente aumento dei canoni di locazione e la diffusione del problema dell’emergenza abitativa anche in quei luoghi.
La questione abitativa è ormai un’emergenza strutturale: gli sfratti per morosità sono più di 130 al mese e il 90% di questi è per morosità incolpevole. In altre parole, se perdi il lavoro, perdi la casa. E per tutti questi anni le famiglie umiliate e spaventate sono state lasciate sole, senza nessun aiuto e nessuna risposta da parte dell’amministrazione comunale.
Il bisogno casa si quantifica in oltre 2.000 famiglie ammesse nella graduatoria definitiva per l’assegnazione di un alloggio ERP, numero largamente superiore se si considerano anche le famiglie che hanno presentato domanda e che a vario titolo non sono state ammesse.
A fronte di un fabbisogno abitativo di anno in anno crescente di circa 3.000 alloggi, il Comune ha continuato a rispondere con una media annuale di 70/100 appartamenti recuperati dal turnover naturale.
Noi non aspetteremo la fine della prossima legislatura per annunciare a parole di voler superare il disagio abitativo! L’annuncio del sindaco Nardella di destinare 400 milioni di euro all’edilizia popolare nel prossimo mandato è solo l’ennesima promessa elettorale: perché l’amministrazione non ha affrontato l’emergenza abitativa nel corso della legislatura? Perché ha aspettato la campagna elettorale?
La casa è un diritto! Proponiamo che il Comune:
Richieda alla Corte d’appello di sospendere per un anno gli sfratti da eseguire, ad eccezione di quelli per necessità di alloggio del proprietario laddove la casa in questione sia l’unico bene di sua proprietà.
Blocchi definitivamente l’impoverimento del patrimonio residenziale pubblico con sospensione immediata del piano vendita del Comune e assegnazione dei relativi appartamenti ora liberi.
Attui un piano di intervento straordinario per l’immediata assegnazione degli appartamenti vuoti del Comune e altri enti pubblici in attesa di manutenzione, anche promuovendo l’auto-recupero.
Vari un programma straordinario di acquisto a prezzi di costruzione di appartamenti vuoti.
Conceda la residenza a coloro che ne sono privi presso una delle associazioni disponibili a fornire questo servizio, com’era già in vigore alcuni anni fa.
Una città solidale da abitare. Il Comune si attiverà per il perseguimento dei seguenti obiettivi:
Blocco delle vendite e svendite del patrimonio immobiliare pubblico e demaniale dismesso a favore di politiche di recupero e riuso per fini abitativi e sociali.
Riqualificazione di aree omogenee nella città mediante processo partecipativo per la definizione delle funzioni, ulteriori a quella residenziale, del patrimonio pubblico dismesso: locali per sperimentazione e avvio delle attività lavorative, laboratori didattici e di studio, locali per le attività associative e culturali.
Rafforzamento e sviluppo delle autogestioni degli assegnatari di alloggi pubblici ovunque esistano esperienze positive di vita sociale e collettiva.
Contrasto delle norme che sono finalizzate a precarizzare il rapporto di locazione negli alloggi pubblici e a moltiplicare i criteri che penalizzano le famiglie assegnatarie al solo scopo di far decadere il loro diritto di permanenza.
Iniziativa presso il governo per l’istituzione di una tassa di solidarietà vincolata al finanziamento di piani strutturali di implementazione dell’ERP e di sostegno alle famiglie in affitto sul mercato (quota parte dell’IMU o tassa progressiva sui grandi patrimoni immobiliari e finanziari).
• Sì a un servizio pubblico di qualità, a un lavoro stabile e a una giusta retribuzione
Non solo le scellerate riforme adottate da tutti i governi degli ultimi trent’anni, ma anche l’azione dell’amministrazione cittadina hanno prodotto la precarizzazione del lavoro e l’abbassamento dei livelli retributivi. L’attacco alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici tocca le sue punte più allarmanti tra i/le dipendenti degli appalti comunali. Il Comune deve tornare a gestire direttamente i servizi pubblici di sua competenza. Decenni di privatizzazioni hanno dimostrato che il Comune spende di più e che i servizi privatizzati sono peggiori e meno efficienti. Per i lavoratori e le lavoratrici le privatizzazioni hanno comportato la perdita del lavoro stabile, l’abbassamento delle retribuzioni e l’aumento dei carichi di lavoro. L’obiettivo dei privati non è garantire un buon servizio al cittadino ma trarre profitto dalla gestione dei beni pubblici. Occorre avviare un piano di ripubblicizzazione dei servizi pubblici comunali con conseguente ritorno dei/delle dipendenti alle dirette dipendenze della pubblica amministrazione.
Particolarmente gravi sono le condizioni di lavoro per gli/le addetti/e alla sicurezza ingaggiati dalle società organizzatrici dei grandi eventi (Concerti al Visarno, Leopolda) e gli operatori e le operatrici nel settore culturale e ricreativo (biblioteche, mostre e percorsi turistici, locali dell’estate).
Con la cultura si deve mangiare, soprattutto chi ci lavora: sono troppi i casi di lavoro sottopagato, non tutelato, precario e addirittura di sostituzione di lavoro specializzato con volontariato e altre forme di non-lavoro (cioè con lavoro gratuito). Il Comune deve vietare tassativamente queste pratiche, sia al suo interno sia nelle società controllate e in tutte le realtà beneficiarie dei suoi contributi o che con esso collaborano.
Nel frattempo proponiamo:
Un impegno a seguire con attenzione le esperienze per la ripubblicizzazione dell’acqua (come quelle del Comune di Napoli) e per la gestione partecipativa degli spazi pubblici – in contrasto con la tendenza, generalizzata, a vendere, privatizzare, commercializzare il patrimonio comunale.
Lotta al precariato attraverso la stabilizzazione dei rapporti di lavoro all’interno dell’amministrazione comunale e delle partecipate.
Gare di appalto non tramite Offerta al massimo ribasso, ma tramite Offerta economicamente più vantaggiosa, con percentuali tra offerta tecnica ed economica ben differenziate e mirate al tipo di servizio richiesto.
Azioni a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in regime di appalto mediante:
Parificazione delle retribuzioni dei/delle dipendenti in appalto con quelle dei/delle dipendenti pubblici
Esonero dal periodo di prova
Riconoscimento dell’anzianità di servizio ai fini economici e normativi
Garanzia per le lavoratrici ed i lavoratori di avere la stessa quantità di ore di lavoro settimanali nel caso di cambio di appalto
Garanzia nel caso di cambio di appalto di non vedere abbassata la retribuzione a parità di lavoro
Attribuzione di un bonus premiante per quelle aziende che si impegnano a disapplicare la normativa prevista nella legge 23/2015 in materia di licenziamento (Jobs Act) e conseguentemente ad applicare ai lavoratori e alle lavoratrici le tutele previste dall’art. 18 l. 300/1970
Introduzione del divieto di violazione dei minimi retributivi previsti dalla contrattazione collettiva a pena di decadenza o di pesanti sanzioni anche per i soggetti terzi incaricati di organizzare mostre ed eventi negli spazi pubblici comunali
Agevolazioni per le aziende che reintroducono l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori
Controlli costanti sul lavoro nero, particolarmente diffuso nel periodo dell’Estate fiorentina.
• Una città accogliente per donne e uomini
Tutte le scelte dell’Amministrazione comunale devono tenere presente una giusta distribuzione delle risorse per garantire sia alle donne, sia agli uomini pari accesso ai diversi ambiti economici, sociali, culturali. In questa prospettiva, il bilancio comunale va ripensato secondo un’ottica di genere.
La violenza sulle donne è un “fatto sociale totale”, vale a dire che riguarda tutti gli ambiti: dalla famiglia alle istituzioni, dalla scuola alla politica e rappresenta una violazione dei diritti umani, una forma di discriminazione contro le donne che si concretizza in violenze psicologiche, economiche, fisiche, sessuali, sia nella vita privata, sia nella vita pubblica. L’applicazione della Convenzione di Istanbul, ratificata da trentadue Paesi, Italia compresa, e in vigore dall’agosto 2014, è uno strumento giuridico per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza e i/le minori nei casi di violenza assistita. Nel rispetto di tale Convenzione, oltre che il perseguimento dei colpevoli con misure legislative efficaci, si prevedono protezione, sostegno alle vittime, strutture di informazione e di ascolto e per la formazione di personale qualificato ad affrontare queste tematiche, promozione di campagne mediatiche, ma anche progetti scolastici per educare a rapporti paritari ed eliminare gli stereotipi di genere. Anche in ambito territoriale possono essere applicati questi criteri e realizzati progetti per combattere la violenza sulle donne, compreso il costituirsi parte civile del Consiglio Comunale, perché le vittime non restino sole, per una scelta di civiltà e di giustizia.
Per questo proponiamo:
Asili nido e strutture per l’infanzia. Il lavoro di cura, non retribuito, è ancora troppo spesso riservato alle donne e occupa una parte considerevole del loro tempo, impedendo loro di esprimere e valorizzare le proprie capacità e competenze. Il Comune deve impegnarsi a realizzare scuole dell’infanzia e ludoteche che assicurino anche alle donne la possibilità di svolgere le proprie attività, tenendo conto dei loro orari. Tali strutture devono essere sottoposte a una gestione interamente pubblica e sociale, con il coinvolgimento di chi ci lavora e dei genitori. Rifiutiamo in maniera netta ogni ipotesi di appalto dei servizi per l’infanzia.
Strutture per persone anziane e non solo. A maggior ragione vanno potenziate le strutture per anziane/i: sia i centri diurni, di competenza comunale, che le residenze stabili, di competenza delle ASL, su cui, comunque, anche il Comune ha un potere di indirizzo. Queste strutture devono essere incentivate e svolgere attività che coinvolgano mondi esterni divenendo occasioni per un interscambio generazionale.
Consultori. Sempre in rapporto con le ASL, il Comune deve indicare come estremamente necessario il potenziamento dei Consultori che sono presidi indispensabili per la salute sessuale e riproduttiva, per prevenire gravidanze indesiderate e per garantire una possibilità reale di avvalersi della legge 194 relativa all’interruzione volontaria di gravidanza. I consultori vanno aperti al territorio, integrando servizi offerti sia dal Comune, sia dalle associazioni. Nei consultori spazi, progetti e attività autogestite saranno dedicate alla fascia adolescenziale e giovanile (maschile e femminile) e alle malattie sessualmente trasmissibili in ogni fascia di età.
Trasporti. Il Comune deve implementare un piano di mobilità che sia fondato sui tempi di vita e di lavoro.
Piano contro la violenza maschile sulle donne. Il Comune deve promuovere una cultura che condanni la violenza e, in particolare, quella maschile sulle donne, a sostegno di relazioni rispettose tra i generi. Deve contribuire, anche finanziariamente, allo sviluppo dei centri antiviolenza, che intervengano a difesa di coloro che subiscono violenza. Dovrebbe finanziare anche le iniziative nelle scuole indirizzate alla lotta contro gli stereotipi e alla valorizzazione delle differenze.
Cohousing antiviolenza per donne e minori vittime di violenza di genere. Pensiamo a centri che siano punti di aggregazione, ma anche di informazione e scambio.
Alla base di tutti questi interventi va posto il principio di laicità, colonna fondante dell’attività delle istituzioni pubbliche, indispensabile per ogni processo di convivenza civile, nel rispetto della Costituzione.
È importante, infine, creare strumenti di partecipazione che permettano un rapporto continuativo dell’Amministrazione con le associazioni delle donne.
Il Comune deve intervenire anche sul piano culturale, attraverso l’attività delle biblioteche comunali e di quartiere, con dibattiti e incontri per discutere e confrontarsi sui temi e le azioni che il movimento delle donne sta portando avanti.
È necessario anche che il Comune prenda posizione contro gli atti del Governo e del Parlamento che mirano a cancellare tutte le conquiste ottenute dalle donne in tanti anni di lotte come, per esempio, il DDL Pillon.
Il Comune, inoltre, deve denunciare e contrastare gli atti della Regione orientati in senso contrario a tali conquiste, come, per esempio, lo stanziamento, deplorevole, irresponsabile e pericoloso, di euro 195.000 a favore del Forum Toscano delle associazioni per i diritti della famiglia che ostacola e boicotta la legge 194, a seguito del quale il movimento delle donne ha chiesto le dimissioni dell’assessora regionale Stefania Saccardi.
• Firenze, città rainbow (o arcobaleno)
Vogliamo costruire una città su misura di tutt*, che consideri la diversità una ricchezza, contribuendo a superare le diseguaglianze e le discriminazioni che ancora oggi, purtroppo, gravano sulle persone LGBTIQ*.
Firenze è la città da cui è partita l’onda del Toscana Pride, al quale tuttavia il patrocinio è sempre stato negato dal sindaco Nardella, perché ritenuto evento divisivo, rendendo la nostra città una tra le pochissime a non sostenere ufficialmente la manifestazione, insieme a quelle amministrate dalla destra.
Per questo proponiamo:
Sì al pride! Vogliamo ribadire con energia e convinzione che una nostra giunta aderirebbe in pieno al prossimo Toscana Pride (in programma a Pisa), sia concedendo il patrocinio, sia presenziando alla manifestazione, che non può essere additata come divisiva, ma anzi è simbolo universale della libertà di tutt* di esprimere la propria identità di genere e di amare secondo il proprio orientamento sessuale-affettivo.
Niente spazi a chi discrimina. Affermiamo con forza che mai concederemo alcuno spazio nei luoghi istituzionali ad iniziative legate ad organizzazioni omotransfobiche o che promuovano qualsiasi tipo di discriminazione, né le appoggeremo a qualsiasi livello (c’è un precedente firmato Renzi nel 2014).
Istituiremo a Palazzo Vecchio un “Tavolo Rainbow” più inclusivo possibile, con un programma condiviso ad ampio respiro e a lungo termine, costituito da associazioni e soggetti che si occupano della tematica e che operano quotidianamente nel territorio comunale, (ri)costruendo una collaborazione virtuosa che porti il Comune, attraverso l’assessorato alle Pari opportunità, a farsi promotore di un calendario di iniziative coordinate, formative, ludiche ed educative, mettendo anche a disposizione spazi, competenze e, dove possibile, fondi.
Educare alle differenze, anche chi educa. Riteniamo che sia di vitale importanza, in un periodo storico dove nel silenzio generale sono nuovamente aumentate le discriminazioni di genere e verso le persone LGBTIQ*, organizzare, con l’ausilio delle associazioni che operano sul territorio, un programma aggiornato di formazione e informazione contro le discriminazioni che copra sia il personale delle scuole aderenti, sia gli studenti e le studentesse ed eventualmente le famiglie degli stessi. Parallelamente vorremmo estendere tale programma anche al personale comunale compreso il corpo di Polizia Municipale, seguendo esempi virtuosi già sperimentati in passato da grandi città come Torino o Roma.
Sì a tutte le famiglie. Intendiamo trascrivere i figli e le figlie delle Famiglie Arcobaleno nei registri dell’Anagrafe indicandone entrambi i genitori. Non ci interessa, infatti, ciò che ha detto il Ministro Fontana in materia di genitorialità delle Famiglie Arcobaleno, vogliamo tutelare con ogni arma possibile nuclei familiari che esistono e che ogni giorno sono costretti a lottare per essere riconosciuti, subendo continuamente discriminazioni e difficoltà burocratiche.
Cohousing arcobaleno. Vogliamo istituire nella nostra città un luogo di accoglienza e cohousing sociale, un punto di appoggio per i/le giovan* vittime di violenza domestica e/o cacciat* di casa dalla famiglia a causa del proprio orientamento sessuale o identità di genere, ma anche per le persone transgender e intersex che subiscono discriminazioni mediche, sul lavoro e in sede di accesso all’abitazione.
• Firenze, città senza barriere
Il sostegno alle disabilità in ambito economico, sociale e culturale costituisce uno dei presupposti per la realizzazione di uno Stato inclusivo e moderno.
Accessibilità reale è la parola chiave e il prerequisito fondamentale per consentire alle persone con disabilità di godere pienamente dei diritti umani e delle libertà fondamentali sancite dalla nostra Carta costituzionale.
Per questo proponiamo:
Una revisione del sistema di accesso, riconoscimento e certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento del sistema socio-sanitario, per una maggiore equità su base territoriale.
Applicazione della legge 68/1999 per un collocamento mirato che inserisce la persona giusta nel posto di lavoro appropriato, e per il sostegno all’occupazione con adeguati incentivi e facilitazioni.
Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società.
Garanzie di accesso ai servizi a domicilio residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria all’inclusione sociale.
La promozione e l’attuazione dei principi di accessibilità e mobilità in ogni ambito della vita, compresi i beni, i servizi, l’informazione e la comunicazione.
L’avvio di processi formativi e di inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con BES (Bisogni Educativi Speciali) e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), non solo nella formazione primaria e secondaria, ma anche nell’istruzione degli adulti e nella formazione che si dipana lungo tutto l’arco della vita, attraverso reti di sostegno, formazione e consulenza e attraverso la valorizzazione delle professionalità disponibili.
Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione: potenziamento della conoscenza dei percorsi socio-sanitari da parte dei/delle cittadini/e, semplificazione dei percorsi amministrativi per l’erogazione dei presidi, delle cure e altri servizi, promozione dell’integrazione socio-sanitaria istituendo un punto unico di accesso ai servizi.
Realizzazione di un piano di abbattimento delle barriere architettoniche.
Introduzione del Disability & Case Manager, una figura di sostegno alle famiglie delle persone con disabilità, troppo spesso lasciate da sole, al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni di vita e facilitare l’educazione e l’informazione sui corretti percorsi di salute.
• Mobilità e democrazia degli spazi urbani
Auto e mezzi privati
La questione della mobilità cittadina pesa moltissimo sulla qualità di vita dei/delle fiorentini/e e delle centinaia di migliaia di persone che ogni giorno transitano sul territorio. Le altissime concentrazioni di PM10 e idrocarburi, la quantità di spazio cittadino riservato ai mezzi privati (720 auto ogni 1000 persone in città, quasi 1 auto a persona), la pericolosità delle strade e la solitudine generata dal primato dell’auto – nonché l’inefficienza del sistema della mobilità fiorentina – impongono di agire per il cambiamento.
Appena fuori dal centro e nelle periferie lo spazio pubblico è per gran parte sottratto alla collettività dall’uso e dalla sosta dei mezzi privati. Le nostre città negli ultimi 50 anni sono state progettate e trasformate sempre più a misura di automobili, a scapito di qualsiasi altra modalità di spostamento. Abbandonare questa visione è un compito e un dovere che dobbiamo assumerci nei confronti dell’ecosistema terrestre, accelerando l’uscita dall’era del petrolio e dei combustibili fossili; ma è anche un dovere che abbiamo verso l’essere umano, per tutelare l’autonomia degli stili di vita, la libertà di movimento e l’esistenza di uno spazio pubblico liberato, fruibile, sicuro e sano per tutti.
Il tema della mobilità è strettamente legato al tema sicurezza: l’obiettivo è restituire sicurezza (attraverso l’abbassamento dei limiti di velocità) e spazio pubblico (la democrazia dello spazio si attua sottraendo spazio alle auto private e restituendolo agli/alle utenti deboli).
Per questo proponiamo:
Di varare un piano della mobilità di area vasta che individui soluzioni efficaci a livello di flussi urbani metropolitani e regionali e che presti la medesima attenzione a tutti i quartieri ed alle periferie. Non solo i centri storici devono essere liberati dalle auto.
Di ridurre lo spazio destinato all’auto privata. Non ci spaventa il fatto che, per esempio, la tramvia tolga sede stradale (e parcheggi) alle auto: anzi, è proprio quello che deve fare per rendere il trasporto pubblico comodo, puntuale, efficiente ed ecologico, veloce e sicuro.
Di diminuire i parcheggi per le auto a vantaggio di chi va a piedi, in bici e sui mezzi pubblici, esattamente all’opposto di Nardella che vuol rendere gratuito il parcheggio nelle strisce blu indipendentemente dalla zona di residenza. Vogliamo ammodernare le tramvie esistenti integrandole maggiormente con gli altri sistemi di mobilità, passando al sistema senza pali ove possibile.
Di abbassare i limiti della velocità, unica e incisiva soluzione per evitare le morti su strada e per rispondere agli allarmati dati sulla mortalità degli incidenti, in incremento soprattutto per i pedoni che attraversano sulle strisce. Nelle vie a basso scorrimento (vie di vicinato e le piccole strade dei quartieri), si possono realizzare delle zone a velocità ridotta a massimo 30 km orari. Questo comporta il ridisegnare la sede stradale, stringendo la carreggiata, modificando la sosta, creando arredi urbani e segnaletiche idonee. Nelle “zone 30”, grazie al maggior spazio dedicato ai pedoni e alle biciclette e alla ridotta velocità delle auto, gli/le utenti deboli della strada (pedoni, anziani/e, bambini/e, persone con disabilità ecc.) possono recuperare autonomia di movimento e sicurezza; le attività commerciali di vicinato traggono beneficio dalla maggior fruizione dello spazio pubblico.
Di collegare le zone limitrofe tra quartieri senza far passare tutto dal centro: creare reti di isole pedo-ciclabili, reti di trasporto pubblico e mobilità privata resa sostenibile da parcheggi scambiatori e interconnessione dei mezzi di trasporto. Questo consentirebbe di migliorare la qualità della vita nelle periferie. Incentivare l’utilizzo di scuolabus e riformarne le modalità per evitare l’uso dell’auto privata per portare i/le figli/e a scuola.
Di far rispettare seriamente la ZTL, da estendere anche alle ore notturne e non solo d’estate: essa deve essere servita ovunque dai mezzi pubblici, compresa la tramvia. In centro, devono transitare solamente mezzi elettrici (bussini, auto a car-sharing, mezzi commerciali); ove possibile, vanno create piste ciclabili per eliminare il conflitto fra ciclisti e pedoni.
Sistema ferroviario metropolitano
Per integrare la mobilità nell’area metropolitana, sfruttando opportunamente anche la rete ferroviaria esistente, è indispensabile richiedere la realizzazione delle fermate del SFM (Servizio Ferroviario Metropolitano) cancellate dalle giunte Renzi/Nardella con l’accordo del 3 agosto 2011, valutando con Regione Toscana e Ferrovie dello Stato Italiane l’opportunità di prevederne altre. Collaborando con la Regione Toscana, vanno adeguatamente progettati i servizi ferroviari che serviranno le fermate del nodo ferroviario fiorentino, da integrare con i servizi tramviari e su gomma, esistenti o da rendere disponibili nelle vicinanze.
L’alta velocità non deve bypassare Firenze, ma occorre contestualmente garantire un aumento della capacità del trasporto locale e regionale. Siamo radicalmente contrari e contrarie al progetto attuale di tunnel TAV, che è del tutto negativo per ragioni idro-geologiche (taglio della falda e rischi statici per gli edifici soprastanti), per ragioni economiche (finanzia solo le società appaltatrici) e persino per ragioni trasportistiche, dato che non garantisce nemmeno l’effettiva liberazione di binari in superficie.
Deve essere incentivato l’uso del mezzo pubblico, in particolare per studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici: ogni cittadino/a ha diritto a raggiungere il luogo di studio, lavoro, bisogno o interesse con i mezzi pubblici, pagando un prezzo equo in base alle proprie possibilità, e comunque non essendo obbligato a pagare un doppio biglietto in caso di uso di mezzi diversi.
Per questo proponiamo:
Il completamento della fermata metropolitana di Perfetti Ricasoli.
La realizzazione del secondo lotto della fermata metropolitana de Le Cure.
La realizzazione della fermata Circondaria e della spola tra la nuova stazione Forster e Santa Maria Novella.
La realizzazione delle fermate metropolitane di Peretola Aeroporto e di San Salvi, non ancora approvate.
L’incremento del trasporto locale e regionale attraverso l’uso di nuove tecnologie di distanziamento e l’incremento dei binari.
L’introduzione del biglietto integrato metropolitano treno/autobus/tramvia, al fine di ottenere regole omogenee per l’intera Area Metropolitana Fiorentina.
La verifica della fattibilità di una diversificazione delle tariffe in base alle fasce orarie, per disincentivare la sovrapposizione di flussi tipicamente pendolari con quelli turistici od occasionali, come già avviene in molte città europee. Allo stesso modo, per il trasporto extraurbano andrà verificata la fattibilità di una diversificazione delle tariffe in base alla distanza da Firenze.
Tramvia
La riduzione del traffico che possiamo verificare già in questi primi mesi di avvio della Linea Due è significativa e si aggiunge a quella della linea T1 (a suo tempo sottovalutata dalla stessa amministrazione e dal gestore). La tramvia deve servire l’intera città, dal centro alle periferie; deve dunque essere capillare, così come progettata nelle maggiori città europee: pensiamo alla rete tramviaria come ossatura del Trasporto Pubblico Locale urbano. La rete prevista da decenni (come da mappa di progetto) è in realtà il minimo assoluto: dopo 25 anni, abbiamo forse un terzo della rete minima necessaria, tra l’altro costruita in una prima fase con tempi lunghissimi.
La T1 Scandicci-SMN prevedeva nei progetti 19.000 persone al giorno, ne trasporta 40.000, di cui circa il 25% di spostamento modale (da auto/moto a tramvia). La T1 prolungata ne trasporta già ora circa 70.000. La T2 naviga verso numeri simili. Ambedue hanno capacità di 3.700 persone/h, 280 passeggeri ogni 4 minuti su 32 metri – cioè una fila di auto di 1,2 km. In realtà ne è stato sottovalutato utilizzo, successo, domanda di trasporto – che crescerà ancora, esponenzialmente, con una rete completa. Se il segmento tramvie si completerà e integrerà con treni suburbani, rete su gomma “asservita”, ciclabilità, gestione sosta, ZTL e pedonalizzazioni (non fasulle o da vetrina) l’effetto di marcata riduzione del traffico si moltiplicherà ancora, avvicinandosi a standard europei.
Per questo proponiamo:
Di estendere e completare il sistema tramvia, escogitando le soluzioni più adeguate a livello di percorso e di innovazione tecnologica (tramvia senza pali nei tratti di pesante impatto architettonico e ambientale), compreso il passaggio in centro fino al Duomo.
Di prevedere percorsi tramviari capillari, con fermate ogni 300 metri circa, per poter davvero sostituire l’uso dell’auto.
Di pianificare percorsi della tramvia che colleghino Firenze sud (Viale Europa e Bagno a Ripoli), est (Cure, Stadio, Rovezzano), il centro (San Marco ma anche il Duomo, fino a Santa Maria Novella), Porta Romana e oltre, Campi-Osmannoro, Sesto Fiorentino e varie diramazioni periferiche. Bisognerà valutare se in alcuni casi non sia da privilegiare il trasporto su gomma.
Di integrare maggiormente il sistema tramviario con gli altri mezzi di spostamento, pubblici o privati, riformando le linee Ataf e creando infrastrutture ad hoc, come piste ciclabili e parcheggi scambiatori gratuiti esterni sulle linee (anche col riutilizzo dei “contenitori vuoti” come parcheggi, per liberare le strade dalla sosta e recuperare spazio pubblico).
Autobus
Le linee Ataf, seppur riformate da pochi mesi con relativo aumento del costo del biglietto, risultano tremendamente inaffidabili sui tempi di attesa e di percorrenza. Scomode per il collegamento fra le zone della città, costringono l’utenza a convergere sul centro anziché collegare fra loro le periferie. Inoltre, sono autobus non a “misura di persone”, con scalini alti e scomodissimi per bambini/e, anziani/e e persone con disabilità.
È poi concreta la possibilità di rendere maggiormente efficiente la città rispetto alle soluzioni energetiche classiche, portandola sempre più alla realtà di Smart City per ridurre consumi e migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Il progetto comprende anche la mobilità pubblica cittadina che, all’interno di un’ottica di riciclo e riuso nonché di economia circolare, può essere convertita in elettrica semplicemente sostituendo i motori a combustione di bus, scuolabus e mezzi vari. Nella stessa ottica è possibile rendere autonoma, per brevi tratti, la tranvia dalla sua linea aerea di alimentazione, permettendo così di rimuovere, in alcune aree, le linee elettriche aeree e i pali di sostegno. Tutto questo è fruibile a costo zero per l’amministrazione comunale grazie sia al progetto “Sostenibilità in Comune”, sponsorizzato dal GSE, sia al Decreto Ministeriale 25 del 23 gennaio 2017.
Per questo proponiamo:
La riconversione ecologica completa dei mezzi pubblici e commerciali in primis, in secondo luogo di quelli privati.
Di lavorare sul contesto della città metropolitana, in particolare negli snodi Certosa/Impruneta, Fi-Pi-Li/Viale Talenti, Bagno a Ripoli/Firenze Sud, incentivando parcheggi scambiatori gratuiti e mezzi leggeri o pubblici per muoversi in città.
Di incrementare le linee trasversali di collegamento fra periferie.
Servizio di trasporto pubblico notturno
Una città sicura è anche una città in cui ogni categoria di persone (uomini, donne, giovani, anziani/e, italiani/e, stranieri/e…) può muoversi in tutta sicurezza sia di giorno, sia di notte. A Firenze il servizio notturno è ormai praticamente assente (quello a chiamata è poco utilizzato anche perché richiede prenotazioni ad ore di distanza).
Per questo proponiamo:
Di ripristinare e incrementare reali linee notturne dei bus.
Di analizzare approfonditamente l’analisi dei flussi di domanda non radiale, per affrontare rapidamente ed in modo utile ed efficace la richiesta di spostamento periferico, senza costringere le persone a spostamenti verso il centro e dal centro, per raggiungere le zone periferiche della città. Questo migliorerà i tempi di viaggio per alcuni/e (che non dovranno percorrere tratti inutili) ed il confort per altri/e (che non dovranno condividere il mezzo di trasporto con persone non interessate a quella tratta, tipicamente la più centrale e carica).
Ciclismo urbano
Le piste ciclabili sono insufficienti e mal tenute; corrono spesso sul marciapiede, senza cartelli di segnaletica verticale, mentre la segnaletica a terra è usurata e scomparsa, e non c’è nessuna garanzia di sicurezza o precedenza agli incroci. Inoltre nella zona Unesco e nelle aree pedonali del centro le ciclabili sono inesistenti, generando un pericoloso conflitto di spazi e utilizzo della sede stradale fra pedoni e ciclisti.
Lo sviluppo di una mobilità ciclabile è molto interessante anche nell’ottica del cicloturismo, un turismo lento, attento e consapevole del territorio, sia a livello di centro città, sia a livello regionale con la realizzazione della ciclabile Arezzo-Firenze-Pisa.
Per questo proponiamo:
Di aderire al progetto Bicipolitana proposto da Fiab Firenze Ciclabile, impegnandoci in una rapida realizzazione, corredata di chiare indicazioni per le otto linee previste, sia lungo il loro sviluppo che online, per consentire una facile programmazione dei propri spostamenti. Quanto una amministrazione comunale sia realmente attenta agli attuali e potenziali utilizzatori di questa modalità di trasporto, si misura non tanto sui km di piste ciclabili realizzate quanto sulla loro effettiva qualità costruttiva, praticabilità, manutenzione, interconnessione e vigilanza sul loro rispetto, evitando che diventino zone di parcheggio per autoveicoli o vie di scorrimento per motocicli. Va garantita la continuità del servizio, avvisando per tempo nel caso di interruzioni programmate ed indicando i percorsi alternativi predisposti.
Di realizzare una via ciclopedonale dei parchi. Si deve istituire un sistema dei parchi. Esso incide in modo profondo sullo stile di vita perché non modifica solo la mobilità, ma anche l’ambiente e la natura in cui questa si svolge. Ha dunque una carica simbolica e pratica molto rilevante, in quanto sfida il modello di città creato fino ad ora ed è realizzabile in tempi rapidi e con costi contenuti. Costruiremo percorsi ciclo-pedonali che uniscano in un “sistema dei parchi” le principali aree verdi di Firenze, collegando così tutte le aree verdi della città in un circuito pedonale, ciclabile, aperto ai mezzi pubblici ecologici, da utilizzare per muoversi e per organizzare iniziative culturali, sociali, di aggregazione in uno spazio pubblico fruibile e condiviso.
Recupero della percorribilità dell’Arno
Il nostro fiume, dall’alluvione del 1966, è diventato un “grande rimosso” della città. Vogliamo recuperare il rapporto della città con il fiume, la vivibilità delle sue sponde, la sua percorribilità, pedonale, ciclabile ed anche fluviale. Il fiume può divenire un luogo per il tempo libero, il riposo, lo svago, ma anche una grande direttrice di attraversamento della città e di collegamento tra i grandi parchi a monte e a valle.
Accessibilità
Deve essere garantita l’accessibilità a tutti i mezzi pubblici alle persone con disabilità e agli/alle anziani/e.
• Aeroporto
Siamo contrari al nuovo aeroporto di Firenze. Il traffico aereo produce emissioni che contribuiscono fortemente all’effetto serra ed ai cambiamenti climatici: quindi non va incrementato. La Piana Fiorentina necessita di un piano di salvaguardia ambientale e non sopporterebbe il sovraccarico di inquinamento prodotto dall’incremento dei voli e del traffico veicolare e l’ulteriore sottrazione di territorio “verde”. La nuova dislocazione della pista e l’allargamento della fascia di rispetto obbligherebbero alla limitazione di gran parte delle attività del Polo universitario di Sesto Fiorentino e ne limiterebbero lo sviluppo, data l’incompatibilità con i vincoli di sicurezza dell’aeroporto e con le attrezzature scientifiche necessarie.
Per questo proponiamo:
Di realizzare il Parco Agricolo della Piana e lo sviluppo del Polo scientifico universitario di Sesto Fiorentino.
Di migliorare (per frequenza e velocità) il collegamento ferroviario per l’aeroporto pisano “Galileo Galilei”. Riteniamo che la realizzazione del “Pisa Mover” abbia costituito un peggioramento del collegamento, dato che obbliga ad almeno un cambio di mezzo, introduce un ulteriore costo per il suo biglietto ed un aumento delle distanze da percorrere a piedi (magari con bagagli al seguito) con attraversamenti di sottopassaggi e percorrenze di scale o attese di ascensori, in stazione di Pisa e in aeroporto. Il “Pisa Mover” è talmente poco efficace da indurre la precedente amministrazione pisana ad emettere un’ordinanza per vietare ai bus, provenienti da Firenze ed altre città, di arrivare direttamente in aeroporto, obbligandoli a fermarsi al parcheggio della fermata intermedia del “Pisa Mover”: non si programmano/aggiustano così i servizi alla cittadinanza!
Di reintrodurre il servizio di check in a Santa Maria Novella.
• Una città che contrasta i cambiamenti climatici
L’energia è fondamentale per avere acqua da bere, cibo, trasporti, comunicazioni, salute, ma oggi la usiamo in modo irrazionale e basandoci soprattutto sulle fonti fossili. I cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria ci obbligano a ridurre le emissioni e quindi a ridurre i consumi energetici: infatti, le fonti rinnovabili non sono sufficienti a coprire gli attuali, smodati consumi.
I consumi per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti sono oltre il 40% del totale e le periferie sono state edificate durante il boom edilizio senza attenzione al costo energetico. In particolare, a Firenze l’unica fonte rinnovabile utilizzabile su larga scala è l’energia solare.
La legislazione vigente prevede, a partire dal 2019, che gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati occupati da pubbliche amministrazioni o di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolatici, siano a energia quasi zero (near Zero Energy Building nZEB). Dal 1° gennaio 2021 la predetta disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione.
Firenze deve impegnarsi sui fronti della qualità della vita e del diritto alla salute legati alla questione ambientale ancora non esplorati da molte amministrazioni pubbliche in Italia. Tra questi citiamo la presenza di antiparassitari, concimi chimici e anticrittogamici presenti in ambiente cittadino con le loro tossicità, dannose soprattutto per bambini e le bambine e gli animali.
Intendiamo, inoltre, applicare un principio prudenziale in merito al 5G, non consentendone, in questa fase e per un periodo che consenta di avere riscontri scientifici affidabili, la disposizione della relativa rete in città.
Per questo proponiamo:
Di affrontare le questioni ambientali attraverso ragionamenti, confronti, metodi tipici della democrazia partecipativa.
Di modificare i regolamenti comunali per ridurre i vincoli urbanistici, soprattutto al di fuori del centro storico. Bisogna rilanciare l’edilizia attraverso la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, considerando i finanziamenti nazionali ed europei nel settore.
Di varare una struttura di controllo che verifichi costantemente e puntualmente tutte le ristrutturazioni e le nuove costruzioni. La stessa struttura può essere impiegata per effettuare le tante verifiche necessarie sull’impiego dell’amianto.
Di realizzare sistemi di produzione locale di energia attraverso la generazione congiunta di calore ed elettricità, in particolare per i grandi consumatori di energia, come per esempio le piscine. Si ottiene così una notevole riduzione delle emissioni e un aumento duraturo dell’occupazione nel settore, utilizzando tecnologie esistenti sul mercato.
Di aumentare l’offerta di mezzi pubblici.
Di realizzare un piano di distribuzione delle merci, usando solo mezzi elettrici nel centro storico.
Di curare il verde in tutti gli ambienti pubblici, dai giardini degli asili nido ai parchi, con prodotti a base naturale e tossicità ridotte.
Di varare un piano di riduzione dei consumi dell’illuminazione pubblica – che comunque hanno un peso marginale –, attraverso un piano complessivo che tenga conto dei problemi di sicurezza, ma anche di fruibilità dei monumenti nonché di conservazione e crescita delle piante nei giardini.
Di sospendere l’installazione del 5G in attesa di studi scientifici affidabili sulla sua non nocività; di limitare o eliminare il Wi-Fi all’interno degli asili nido, in modo tale da non avere emissioni negli spazi pedagogici e ricreativi e nei refettori.
Di informare la cittadinanza e formare alcune categorie professionali (dipendenti pubblici, amministratori di condominio, insegnanti).
• Rifiuti: verso il Protocollo Rifiuti Zero
Ecco i nostri dieci passi verso i Rifiuti Zero.
1. Separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non è un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non è la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale.
2. Raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata “porta a porta”, che appare l’unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Servono quattro contenitori, per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro è previsto secondo un calendario settimanale prestabilito.
3. Compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.
4. Riciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva.
5. Riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell’acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione dei sacchetti in plastica con sporte riutilizzabili. Fondamentale per questo è il coinvolgimento dei produttori e dei commercianti.
6. Riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un’ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.
7. Tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei/delle cittadini/e e li incoraggia ad acquisti più consapevoli.
8. Recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua.
9. Centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo.
10. Azzeramento rifiuti: la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. Occorre intervenire sui produttori e sui commercianti per ridurre i rifiuti all’origine. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal “trampolino” del porta a porta, diviene a sua volta “trampolino” per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del Pianeta.
• Una città per la cultura
Firenze vive sugli allori del proprio passato e negli ultimi decenni ha visto gradualmente sempre più impoverire l’offerta culturale in città. Non si produce cultura, nella migliore delle ipotesi si mette in mostra (stancamente) quello che già c’è.
Proponiamo:
Un abbonamento gratuito annuale ai musei civici per tutte le persone residenti a Firenze. Sperimenteremo una forma di incentivazione in base alla quale l’abbonamento potrà essere rinnovato gratuitamente se nel corso dell’anno precedente si entra almeno tre volte in un museo del sistema; altrimenti si rinnova ma al costo complessivo di 20 €.
La realizzazione in ogni quartiere della città almeno una Casa delle culture (o Casa della cultura popolare), per produrre una nuova cultura diffusa. Le Case della cultura sono spazi, ricavati in immobili pubblici o comunque in disuso, che il Comune recupera coinvolgendo le realtà del quartiere (artigiani/e, anziani/e, associazioni, gruppi), aperti alle esigenze culturali degli/delle abitanti: spazi per corsi, per studio, cineforum, studi di registrazione per giovani, spazi per concerti o per mostre, area per l’incontro di culture, divulgazione della cultura scientifica. In esse deve prevedersi necessariamente un “Progetto Porto Franco” finalizzato al dialogo tra le culture ed i popoli. Il Comune svolge preventivamente una mappatura del territorio e delle richieste o delle carenze del quartiere e poi realizza lo spazio in coprogettazione partecipata con la cittadinanza. La gestione è svolta obbligatoriamente con il coinvolgimento della cittadinanza e delle organizzazioni della società civile o direttamente affidato in gestione ai gruppi ed associazioni con il solo controllo di garanzia dell’uso pubblico del bene da parte del Comune.
L’eccezione culturale. L’eccezione culturale si compone di spazi dedicati alla cultura nelle nuove realizzazioni urbanistiche o negli interventi di rigenerazione urbana, di processi di coinvolgimento dei/delle residenti e dell’associazionismo culturale e sociale della zona, di interventi per la realizzazione di biblioteche di caseggiato, di integrazione con gli altri servizi e spazi culturali esistenti nelle vicinanze.
Musei diffusi. Prevediamo la realizzazione di uno spazio museale nella zona delle Piagge che esponga le opere provenienti dai depositi degli Uffizi e che non trovano spazio espositivo. Intendiamo predisporre un piano di esposizioni temporanee in spazi pubblici e vogliamo valorizzare i musei scientifici esistenti e promuoverne la riorganizzazione, in collaborazione con l’Ateneo fiorentino.
Finanziamento di mostre diffuse di produzione contemporanea locale, e non esclusivamente di grandi mostre.
Progetto Arte contemporanea. Consideriamo prioritaria la programmazione di eventi ed installazioni nelle periferie. In tale ambito e al fine di valorizzare luoghi insoliti e periferici pensiamo di organizzare un Concorso internazionale di writers.
Agevolazioni per la riapertura delle sale cinematografiche, in particolare nell’Oltrarno.
Ricostituzione del Maggiodanza. In questa legislatura la Fondazione del Maggio Musicale fiorentino presieduta dal Sindaco Nardella ha chiuso la storica esperienza del Maggiodanza licenziando tutte le ballerine e i tersicorei. Firenze è stata così privata del suo corpo di ballo. Anche in questo campo si è preferito sposare la strada della rassegna, dell’evento, della messa in mostra dell’esistente, prodotto da altri, abbandonando la strada della produzione di cultura. Proponiamo di ricostruire il corpo di ballo del Maggio. Il Teatro del Maggio Musicale fiorentino deve ritornare ad avere un suo corpo di ballo all’altezza del prestigio della Fondazione e della sua tradizione.
• Una città dove turismo e residenza di integrano
“Il problema non è turismo sì o turismo no, ma quale turismo e chi si prende i soldi. Governare il turismo significa avere un progetto di città, avere una visione di ciò che Firenze può diventare e di quello che Firenze è diventata a causa della scelta di non governare il turismo ma di esserne governata, di affidare ad altri meccanismi, al mercato, quella crescita di progetto stesso della nostra convivenza” (Tomaso Montanari, video intervento a Parole per un’altra Firenze, Spazio Alfieri, 2 febbraio 2019).
L’Overtourism espelle gli abitanti
A Firenze nel 2018 si sono calcolati fra i 15 e i 18 milioni di turisti, numero raddoppiato rispetto al 2016 ed in ulteriore crescita, con la grande maggioranza concentrata nell’area Unesco, dove domina la monocultura dei locali ad uso ristorazione, mentre oltre il 18% delle abitazioni nel centro storico di Firenze sono ad uso turistico gestito da Airbnb.
Tutti gli studi confermano che Firenze sorpassa Roma e tallona Milano, prima in classifica, per l’attrattività degli investimenti in campo immobiliare. Per il turismo Firenze porta a casa un punteggio pieno di 100 e su quello immobiliare uno score di 90: pesano, da un lato, l’incremento continuo degli arrivi e la permanenza media in città, dall’altro il prezzo medio — ancora accessibile per gli investitori — dei negozi sia in affitto che in vendita.
Il rovescio di questa medaglia osannata da Nardella è la cacciata degli/delle abitanti stabili dalla città, per l’estrema difficoltà di mantenere e reperire alloggi in affitto. La casa è diventata a Firenze fattore di forte esclusione sociale. Il boom degli affitti brevi per turisti ha reso sempre più improbabile trovare una soluzione abitativa per le famiglie, ma, soprattutto, diventa una caccia al tesoro reperire un alloggio a prezzi equi. Fino al paradosso che persino gli studenti e e le studentesse, un tempo merce rara per i proprietari, incontrano difficoltà a trovare soluzioni di alloggio in città, e sono costretti a spostarsi sulla direttrice delle linee dei treni.
In sostanza Firenze, come altre città d’arte, specialmente nell’Europa meridionale (Venezia, Bergamo, Napoli, Barcellona), è oggetto del fenomeno dell’Overtourism, che riesce a canalizzare nelle mani di pochi i profitti estratti dalla città di tutti e tutte, a concentrare il potere e a far espatriare i proventi. È il caso del colosso statunitense Airbnb, che a dispetto delle premesse (in nome dell’economia della condivisione) crea diseguaglianze tra piccoli locatari e grandi agenzie che gestiscono per conto terzi centinaia di appartamenti. Il fenomeno è pervasivo: a Firenze oltre il 18% dell’intero patrimonio immobiliare del centro storico è un b&b promosso dalla piattaforma americana. La massima parte è costituita da interi appartamenti in affitto gestiti da terzi; poche, invece, le singole stanze presso famiglie.
L’effetto è la cosiddetta gentrificazione (borghesizzazione: produzione di spazio urbano per utenti sempre più abbienti). Monocultura turistica, gentrificazione ed estrattivismo sono le tre facce interconnesse del finanzcapitalismo applicato alla città. Tale processi si manifestano nelle alienazioni degli edifici pubblici, nella privatizzazione delle imprese pubbliche, dei servizi e delle risorse primarie (come l’acqua, etc.), nella chiusura di parti di città (si ricordi la cena Ferrari sul Ponte Vecchio…), nella locazione di sale monumentali e musei, nella brandizzazione, ossia nella collocazione del marchio cittadino (il brand) sui mercati immobiliari e finanziari globali. Nella creazione del brand anche l’Unesco ha un ruolo non secondario. Si tratta, insomma, di un meccanismo di produzione di denaro attraverso l’acquisizione privata (indebita e sotto costo) di patrimonio pubblico, senza neanche la contropartita di lavoro dignitoso e impiego di lunga durata che pure era offerta dal capitalismo temperato dalla socialdemocrazia.
A Firenze, città d’arte ideale per fornire gli scenari di pregio utili a localizzare i consumi di lusso, questa mutazione verso il turismo e il consumo di lusso è già in atto, non contrastata ma favorita dalle scelte dell’amministrazione prima di Renzi e poi di Nardella.
Siamo contro la città ridotta a merce, per la città come comunità aperta, in cui i turisti tornino ad essere viaggiatori e viaggiatrici con cui intessere relazioni di valore d’uso (lingua, cultura, usi) e non più solo di scambio (denaro contro denaro).
Nell’ottica di un turismo sostenibile e responsabile, di democrazia dello spazio con interventi di valorizzazione del territorio che abbiano ricadute positive su tutta la popolazione, sia residente che di passaggio, ha certamente un senso la proposta di decongestionare il centro storico attraverso la valorizzazione di siti fuori dall’area Unesco (musei cosiddetti “minori”, via dei parchi, ciclovie). Tutto ciò deve essere sostenuto da interventi sul piano della mobilità proiettati nell’ottica della mobilità integrata, con effettivo completo accesso in centro dei mezzi pubblici (Tramvia compresa).
Tuttavia, se non si contrasta e si inverte la direzione dei fenomeni profondi prima descritti, queste stesse proposte possono rivelarsi un boomerang rispetto all’effetto sperato. Per riportare i flussi turistici a dimensioni realmente compatibili con la sostenibilità infrastrutturale, sociale, abitativa di questa città serve una decisa azione di demarketing territoriale.
Per questo proponiamo di:
Smettere di promuovere incessantemente nuove forme di turismo mordi e fuggi (shopping, congressuale, wedding, sportivo) e cominciare a porre il problema della saturazione turistica di Firenze in ogni sede istituzionale. I turisti sono troppi non solo in centro, ma per tutto il sistema di mobilità, per un’economia territoriale che sta diventando una monocoltura turistica, per un problema abitativo gigantesco che riguarda tutto il territorio comunale.
Impegnarsi per l’emanazione di una legge nazionale che dia ai sindaci la possibilità di limitare in specifiche aree il numero di attività di ristorazione, alberghiere ed extralberghiere (il cosiddetto zoning).
Ragionare anche su limitazioni orarie alla movimentazione e sosta dei tantissimi mezzi (Ncc, pulmini degli alberghi) che affollano le ZTL al servizio esclusivo dei turisti e dei servizi turistici.
Modificare il regolamento urbanistico attuale che facilita in maniera esagerata frazionamenti e cambi di destinazione d’uso (Italia Nostra infatti lo ha impugnato), in particolare da una determinata cubatura in su.
Applicare un limite quantitativo all’affitto di appartamenti da parte di uno stesso proprietario, sul modello del comune di Berlino (lì a 3.000, qui 50/100), per contrastare analogo processo di espropriazione speculativa delle residenze.
Estendere subito a tutto il territorio comunale il cosiddetto “regolamento Unesco” al fine di prevenire che il risto-albergo diffuso si impossessi anche delle periferie.
Ampliare il piano di investimenti per l’housing sociale e per riportare residenzialità in centro (ora ad abitarci sono pochi e mediamente più ricchi che in altri quartieri). Interrompere le privatizzazioni dei grandi immobili vuoti in centro e promuoverne l’uso pubblico e residenziale, con formule di cohousing anche intergenerazionale (anziani e giovani).
Costruire e favorire forme di interscambio con gli stranieri più stanziali (es. gli studenti e le studentesse delle università straniere dai tre mesi in su), attualmente del tutto separati dal contesto a causa di un meccanismo commerciale isolante. Pensiamo alla promozione di sport, musica e incontri in spazi liberi e gratuiti di socializzazione.
Incentivare con contributi del Comune piattaforme cooperative per l’affitto economico, in centro e in periferia, di oltre una settimana, per turisti più stanziali e per studenti e studentesse fuori sede.
Incrementare le guide turistiche dipendenti comunali.
Incentivare cooperative di guide solo se realizzano percorsi alternativi e diffusi oltre la zona Unesco (cosiddetti Musei minori d’arte e di scienze, installazioni di arte contemporanea).
• Anche il carcere è città
La vita quotidiana dei detenuti e delle detenute di Sollicciano è segnata da un grave disagio, provocato dalle condizioni fatiscenti del carcere; da un sovraffollamento che in questi ultimi anni è tornato a crescere (circa 700 detenuti per una capienza di 480); da una condizione igienica degli ambienti assai precaria, pregiudizievole per la salute delle persone (frequentemente si deve ricorrere alla disinfestazione da parassiti delle celle); dal regime delle “celle chiuse” per tutta la giornata, in vigore dal febbraio 2017 in seguito all’evasione di 3 detenuti (un trattamento definito “disumano e degradante” in una sentenza della Corte dei diritti umani che condannò l’Italia nel 2013).
Tutto ciò determina un alto numero di casi di autolesionismo.
L’Amministrazione Comunale non ha competenze sulla situazione strutturale e sulla determinazione del regime carcerario, ma può e deve comunque intervenire nei confronti dei detenuti e delle detenute secondo i principi che valgono per tutti i cittadini e le cittadine, e cioè per la tutela del diritto alla salute, nonché alla sicurezza personale e sociale.
Perciò proponiamo che il Comune:
Dia impulso a interventi del Sistema Sanitario Pubblico all’interno del carcere.
Richieda il ripristino delle classi miste della scuola secondaria superiore interne al carcere, soppresse dalla Direzione per il corrente anno scolastico, escludendo le donne da tali corsi (in quanto non in numero sufficiente da formare una classe totalmente femminile).
Intervenga con finanziamenti adeguati, insieme alla Regione (che lo sta già facendo), per favorire la risocializzazione dei detenuti e delle detenute (apertura di sportelli Documenti e Tutele per l’accesso dei detenuti ai diritti pensionistici e previdenziali; certificazione delle competenze lavorative acquisite in carcere e da spendere nel mercato del lavoro una volta recuperata la libertà; corsi di formazione con utilizzazione di voucher formativi).
Sviluppi e potenzi, insieme alla Regione, i finanziamenti per attività culturali in carcere (teatro, musica, attività sportive e motorie, scrittura creativa) e per l’attivazione di borse-lavoro per inserimenti lavorativi e inserimenti socio-terapeutici per detenuti tossicodipendenti.
Continui a finanziare un “operatore ponte” con il compito di favorire il reinserimento dei detenuti prossimi al fine pena.
Si schieri perché il Governo e l’Amministrazione carceraria provvedano a risolvere i gravissimi problemi che affliggono la vita dei detenuti (strutture fatiscenti, sovraffollamento, trattamenti “disumani e degradanti”).
• Diritto per tutte e per tutti di vivere la notte
La mia libertà si ferma dove inizia la tua libertà.
Firenze, come tutte le città contemporanee, vive di molte anime e soggettività diverse. Negli ultimi anni, soprattutto nelle ore notturne, si sono esasperati i rapporti fra i/le residenti e i frequentatori e le frequentatrici della notte. Da una parte, abbiamo una città molto attiva nelle ore notturne, internazionale, animata da giovani, studenti e studentesse, turisti; una città viva e attraversata da attività ricreative e sociali. Dall’altra, avvertiamo l’esigenza della tutela della salute pubblica e del riposo degli abitanti che abitano nelle zone maggiormente interessate dal fenomeno. Purtroppo, grazie alle liberalizzazioni delle licenze in zona Unesco, fra il 2006 ed il 2016 sono state avviate molte attività di somministrazione, a poche decine di metri l’una dall’altra, saturando intere strade con attività commerciali che traggono profitto dal business dell’alcool. La soluzione delle problematiche connesse alla “movida”, ma, più in generale, alla “cultura dell’alcool”, deve fondarsi su azioni di prevenzione, sulla partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, e sulla messa in campo di strumenti di mediazione sociale.
Il rispetto dei regolamenti sulla quiete pubblica e sugli orari di apertura degli esercizi è fondamentale e deve essere garantito, ma sappiamo che i possibili conflitti sulle diverse modalità di vivere la notte non possono essere affrontati solo con proibizioni e divieti. Così come accade per la questione relativa alla “sicurezza”, anche in tema di rispetto della quiete, le azioni di sorveglianza con telecamere o attraverso presidi delle forze dell’ordine rischiano di generare soltanto un effetto “migratorio”, ossia lo spostamento del problema alla strada accanto o ad un altro quartiere, denotando insieme l’inefficacia e la demagogia di un approccio esclusivamente proibizionistico.
Per questo proponiamo:
L’istituzione di tavoli partecipati di quartiere o di zona che coinvolgano tutti gli attori: la pubblica amministrazione, i cittadini e le cittadine, gli enti del privato sociale, gli esercizi commerciali.
L’individuazione di figure professionali che affianchino le forze dell’ordine e la polizia municipale in grado di affrontare e gestire situazioni di emergenza sanitaria e/o psicologica di persone che hanno abusato di alcool o sostanze, con un approccio che collochi al primo posto la salute e non la repressione. A tal fine il Comune si farà promotore di un protocollo di collaborazione tra forze dell’ordine, corpo di polizia municipale, amministrazione sanitaria ed operatori e operatrici del privato sociale.
La riorganizzazione della raccolta differenziata nelle strade in cui è presente maggiore concentrazione di attività notturne, anche attraverso una diversa gestione degli orari della raccolta, al fine di evitare i disagi che derivano dall’accumulo dei rifiuti nelle prime ore della mattina.
Di garantire bagni pubblici nelle zone maggiormente interessate dai flussi turistici e dalla vita notturna.
Il potenziamento del trasporto pubblico nelle ore notturne e l’estensione h24 della ZTL, così da eliminare il disagio del rumore del traffico, dell’occupazione dei parcheggi per i residenti, ed evitare situazioni di pericolo di incidenti nelle strette strade affollate del centro. Si propone anche di stipulare convenzioni con i locali notturni per l’accesso agevolato ai trasporti pubblici.
Il rispetto dei limiti orari previsti per gli esercizi pubblici.
Il rispetto, anzitutto da parte dello stesso Comune, del Piano acustico comunale in materia di immissioni sonore. Il Comune deve rispettare ed attenersi al Piano e deve farlo rispettare agli altri.
L’eventuale erogazione di contributi comunali per insonorizzare i locali dove si svolgono le attività rumorose.
Campagne di informazione e formazione promosse dal Comune, anche con il coinvolgimento delle scuole, rivolte soprattutto ai/alle giovani per fornire consapevolezza dei rischi e strumenti di auto-etero protezione nonché per facilitare l’accesso a servizi di soccorso.
Il coinvolgimento dei/delle residenti attraverso la sperimentazione di forme di cittadinanza attiva sussidiaria finalizzata a microinterventi di manutenzione (illuminazione, arredo urbano) degli spazi pubblici (ad es. piazze e giardini pubblici o privati abbandonati) con modalità di cura condivisa ed autogestione che tengano conto della multifunzione degli stessi nelle diverse ore del giorno e della notte.
La promozione di interventi di mediazione dei conflitti. Nelle zone a più alta conflittualità è ipotizzabile l’apertura di un “negozio dei conflitti”, un luogo di sostegno e soccorso per chi vive una situazione di conflittualità sociale dotato di competenze multidiscliplinari (mediatori e mediatrici, psicologi e psicologhe, artigiani/e, esperti/e).
• Firenze, città amica degli animali
Desideriamo una città inclusiva e accogliente anche per gli animali che la abitano insieme a noi. Facciamo parte tutt* di un ecosistema delicato e siamo connessi gli uni con gli altri; il rispetto di ogni essere vivente a contatto con noi è essenziale.
Per questo proponiamo:
Cliniche per gli animali reperibili 24 ore su 24 e gratuite per le persone che adottano un animale e abbiano un reddito basso o assente.
Incentivazione delle adozioni di animali ospitati nelle strutture dedicate in situazioni di emergenza, garantendo i primi vaccini e le sterilizzazioni.
Un nuovo piano strutturato di aree cani accessibili, accoglienti e soprattutto sicure per animali e proprietari.
Lotta allo spreco di cibo per gli animali, sensibilizzando le grandi distribuzioni a donare le scatolette invendibili per varie ragioni (come difetti nelle etichette e nei contenitori) al fine di creare un magazzino di stoccaggio e distribuzione a favore dei/delle volontari/e e delle associazioni che ne facciano richiesta.
Spazi protetti che siano un punto di appoggio per le persone che devono lasciare temporaneamente incustodito il proprio cane o il proprio gatto, evitandone l’abbandono.
Mappa delle colonie feline e salvaguardia dell’habitat delle zone in cui vivono le colonie di gatti randagi.
Inasprimento delle sanzioni per chi venga sorpreso a maltrattare o cercare di recare danno a un animale.
• Sport per tutte e tutti
Sport per noi significa attività fisica delle persone, nessuna esclusa, e ricerca di miglior salute, di benessere, di buone relazioni sociali e, perché no?, di divertimento.
Firenze ha numerosi impianti sportivi e volontari che organizzano attività sportive, ma continua ad avere tanti, troppi cittadini e cittadine sedentari/e, che non svolgono nessuna attività fisica. Il 21% degli adolescenti (peggior dato regionale) non pratica attività sportiva, ben oltre il 30% sul totale della popolazione.
La sfida che proponiamo è questa: portare nei prossimi cinque anni cinquantamila fiorentini e fiorentine dalla sedentarietà all’attività fisica, raggiungendo in questo campo standard di civiltà europei.
Ci vogliono alcune azioni coraggiose:
Gli impianti sportivi vanno gradualmente rinnovati, per diventare multifunzionali e più accoglienti, in un’ottica di collaborazione nell’uso degli spazi attrezzati fra vari tipi di utenti e di discipline sportive.
La città va resa più camminabile, ciclabile, giocabile. Gli spazi di gioco e di sport semplici, informali e aperti, devono essere maggiormente diffusi nei luoghi dove le persone transitano e si (in)trattengono nel corso della loro giornata, nelle strade e nelle piazze, nelle scuole, nei fondi sfitti e nei cortili, come accade nelle città europee. Per questo riteniamo necessario un censimento degli impianti sportivi dismessi e di tutte quelle aree che potrebbero essere recuperate per questa funzione.
Le associazioni sportive, che svolgono un lavoro straordinario, devono essere valorizzate con nuovi contributi all’interno dei contratti di concessione, finalizzati non tanto e non solo ai risultati sportivi agonistici, ma anche alla capacità delle Società di ampliare la base dei/delle praticanti. Sarebbe questo un contributo importante in grado di abbattere la soglia della dispersione sportiva, che si verifica sempre nel passaggio all’età adulta con il completo abbandono di qualsiasi attività fisica. Riuscire, invece, a mantenere la cittadinanza su un discreto livello di attività è fondamentale soprattutto dai 50 anni in poi, evitando, quindi, di concepire l’attività motoria come mera riabilitazione post traumatica, ma considerandola vera e propria attività di mantenimento della salute generale dell’individuo, con l’abbattimento dei costi dovuti alle più diffuse patologie dell’età.
L’offerta di accompagnamento all’avvio della attività fisica (informazione sanitaria, orientamento sulle attività e sugli spazi sportivi disponibili) deve essere anch’essa diffusa e semplice, accessibile per chi ha pochi mezzi e poche conoscenze. Un servizio curato dal Comune, insieme ai medici di famiglia, alle scuole, agli operatori e alle operatrici sociali, alle associazioni dello sport, che metta a disposizione dei/delle cittadini/e i contatti e le informazioni sulle varie attività sportive.
Nell’ambito della formazione sportiva (dai licei, alla facoltà di Scienze Motorie, alla formazione tecnica di federazioni ed Enti) dovrebbe esserci un efficace orientamento alla produzione di competenze professionali: ne scaturirebbero posti di lavoro ed eccellenze professionali e scientifiche inedite nel nostro Paese. Attualmente, purtroppo, la formazione sportiva in Italia è per lo più orientata alla cura della performance nella competizione o ad una sovrastimata necessità di improbabili “manager sportivi”.
Lo sport è anche un’opportunità di reinserimento reale per tutti quei soggetti fragili che sono in cerca di una possibilità di crescita e stabilizzazione psicologica, emotiva e sociale: pensiamo all’attuazione di percorsi lavorativi per ex detenuti/e nel periodo successivo al fine pena.
Vanno promosse e sostenute tutte le esperienze di autogestione di attività fisiche e sportive, incentivate con sgravi o contributi comunali: spazi sociali, condomini, luoghi di studio e di lavoro che organizzano attività fisiche e sportive aperte e orientate alla salute devono essere riconosciuti e tutelati come un bene e una risorsa per la collettività.
Lo sport è una componente sempre più forte dell’offerta turistica. Anche in questo ambito va proposto, di conseguenza, un volto diverso della città: la giunta Nardella si è concentrata sulla candidatura a grandi eventi sportivi televisivi, sulla ricerca di flussi di spettatori e spettatrici che arrivano e vanno via nello spazio di qualche ora di competizione. Firenze deve diventare, invece, la Città Europea dei meeting e festival dilettantistici delle federazioni minori, degli enti di promozione, delle associazioni informali che mobilitano migliaia di veri sportivi e sportive per muoversi, gareggiare e godere, non soltanto per poche ore, della bellezza e dell’accoglienza di un territorio.
Come in ogni altro settore in cui l’Amministrazione entra in rapporto con terzi, anche in quello sportivo è necessaria la verifica dei requisiti etici fondamentali e l’adesione ai principi costituzionali: antifascismo, antirazzismo, rispetto delle diversità e tutela delle differenze di genere sono prerequisiti indispensabili per la collaborazione con le varie realtà del settore.
Lo sport è un prezioso mezzo di valorizzazione del patrimonio umano producibile dalla messa in relazione dei/delle residenti con gli/le stranieri/e che studiano o soggiornano in città per mesi. A Firenze esiste una grande ricchezza, una vera miniera: è la grande, popolosa presenza di giovani cittadini e cittadine esteri. Il loro prezioso contributo culturale, le loro esperienze, i loro contatti sono, però, in grande misura negati ai/alle fiorentini/e a causa di molti circuiti escludenti. FCA si impegna a creare circuiti e pratiche sportive con l’obbiettivo di mettere in contatto gli uni con gli altri, giocando in squadre miste di fiorentini/e e stranieri/e.
Si prospetta necessaria, inoltre, l’apertura di un forum fra istituti, accademie e università locali ed estere, che coinvolga anche gli studenti e le studentesse Erasmus, per iniziare un ampio lavoro che metta in stretta relazione e possibile amicizia i/le residenti con gli/le stranieri/e. Importante è affrontare il tema, non solo con riguardo ai tanti e tante studenti e studentesse, ma anche ai lavoratori e le lavoratrici esteri/e presenti a Firenze e nei comuni contermini. Il Forum può essere allargato ad altre realtà (ad esempio il CNA), per coinvolgere il maggior numero di soggetti possibile nella valorizzazione del patrimonio umano da decenni occultato alla città.