Ci saremo

By Firenze Cittร  Aperta 1 anno ago
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Come Firenze Cittร  Aperta accogliamo, rilanciamo e sosteniamo l’invito di padre ๐๐ž๐ซ๐ง๐š๐ซ๐๐จ ๐†๐ข๐š๐ง๐ง๐ข, priore dell’Abbazia di San Miniato al Monte, di ritrovarci ๐ฅ๐ฎ๐ง๐ž๐๐ขฬ€ ๐Ÿ๐Ÿ‘ alle 18:30 per una grande ๐Ÿ๐ข๐š๐œ๐œ๐จ๐ฅ๐š๐ญ๐š ๐๐ข ๐๐š๐œ๐ž aperta a chiunque voglia condividere il lutto, l’angoscia e la richiesta di un immediato ๐‚๐„๐’๐’๐€๐“๐„ ๐ˆ๐‹ ๐…๐”๐Ž๐‚๐Ž e di un intervento della comunitร  internazionale volto a costruire le condizioni per una ๐ฉ๐š๐œ๐ž ๐๐ฎ๐ซ๐š๐ญ๐ฎ๐ซ๐š ๐ข๐ง ๐Œ๐ž๐๐ข๐จ ๐Ž๐ซ๐ข๐ž๐ง๐ญ๐ž.

Tacciano le armi e ๐…๐ข๐ซ๐ž๐ง๐ณ๐ž sia, come in passato, la ๐œ๐ข๐ญ๐ญ๐šฬ€ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐ฉ๐š๐œ๐ž. E da qui parta un messaggio sempre rinnovato di speranza e di costruzione di ponti.

๐€๐ฉ๐ฉ๐ฎ๐ง๐ญ๐š๐ฆ๐ž๐ง๐ญ๐จ ๐š๐ฅ๐ฅ๐ž ๐Ÿ๐Ÿ–:๐ŸŽ๐ŸŽ ๐š๐ฅ ๐๐Ž๐๐“๐„ ๐€๐‹๐‹๐„ ๐†๐‘๐€๐™๐ˆ๐„ per poterci muovere alle 18:30 verso San Miniato al Monte.


Di seguito il testo dellโ€™appello di padre Bernardo:

Care concittadine, cari concittadini,

le scene raccapriccianti di uomini donne e bambini cercate casa per casa, le uccisioni deliberate di inermi a sangue freddo hanno risvegliato dal torpore la nostra coscienza che in questi ultimi, terribili giorni dovrebbe aver acquisito una volta per sempre che la guerra e i suoi perversi propositi di pulizia etnica, ovunque essi si manifestino, segnalano che la nostra umanitร  ha sconfitto se stessa affermando il primato della violenza assassina e quello, sempre seducente, della ritorsione rispetto alla via, senza dubbio ardua ma cosรฌ qualificante e costruttiva, del dialogo, della reciprocitร  e della condivisione. Scartare questo tracciato, pur segnato da inevitabili curve e salite, per imboccare pericolose scorciatoie, significa infatti deprimere la nostra visione della storia in una disperata e cinica rassegnazione al male e soprattutto rinunciare alla possibilitร  non utopica, ma concretamente necessaria, ragionevole e ineludibile che ogni nostro pensiero e ogni nostra azione sappiano sempre e dovunque propiziare il bene della giustizia e quindi la pacifica convivenza fra le legittime aspirazioni e i diritti di popoli e culture diverse. Nella luce di questa esigente, ma anche appassionante consapevolezza per tutte e tutti, senza distinzioni di fede e di sensibilitร  politica, Gerusalemme, il cui nome significa ยซcittร  della paceยป, e tutta la regione mediorientale sono luoghi simbolici, ma reali nel cui fascinoso e sofferto splendore plurimillenario, accanto ad una irresistibile forza di ispirazione, si verifica con particolare urgenza come solo la pratica della pace possa generare un futuro che sia veramente capace di appassionare al bene della vita e alla responsabilitร  creativa il cuore e lโ€™intelligenza delle nuove generazioni, lรฌ come altrove. Per noi, poi, che viviamo in questo insigne crocevia di arte e di ingegno, dovrebbe sempre risuonare nel cuore la voce forte e profetica del sindaco Giorgio La Pira che ancora oggi ci invita a guardare alla nostra Firenze come la ยซcittร  sul monte: bella, come la Gerusalemme messianica, irradiante pace e luceยป. Di fronte a tale bellezza, cercandone una finalitร  non semplicemente turistica, lo stesso La Pira si domandava inquieto: ยซLa crisi dei popoli sta nel pericolo tremendo di una nuova guerra scardinatrice di ogni cittร  e di ogni nazione? Ebbene: siano i popoli โ€œconvocatiโ€ -per cosรฌ dire- in questa cittร  della pace [โ€ฆ] e da essa parta un messaggio sempre rinnovato di pace e di speranzaยป. Care concittadine e cari concittadini, il privilegio che รจ vivere a San Miniato al Monte quasi mi obbliga a gridare queste parole, condividendo adesso con voi quella coraggiosa ยซconvocazioneยป se non di popoli diversi, almeno di tutta la cittadinanza, perchรฉ salendo su questo monte, tornando a contemplare da quassรน la bellezza splendida e sempre vulnerabile della nostra cittร , ci riappropriamo di quanto ci accomuna come uomini e donne: la responsabilitร  di custodire e promuovere la vita nellโ€™armonia della pace, la scelta sistematica di ripudiare il terrorismo e la guerra, la premura con cui porsi in attento ascolto dellโ€™appello che ci arriva dai nostri giovani i quali, desiderando domani partecipare in pienezza alle vicende della polis, esigono giustamente da parte nostra una vera e credibile educazione al primato del bene comune, contro ogni sterile e interessata faziositร  e contrapposizione. Vi invito dunque, in queste ore oscure di angoscia, di smarrimento e di motivate preoccupazioni per il futuro non solo di quella o di quellโ€™altra regione del nostro pianeta, ma per lโ€™avvenire dellโ€™intera famiglia umana, ad affrontare lunedรฌ sera la salita che conduce a questo monte: non avremo parole da pronunciare, slogan da gridare, vessilli da esibire: i nostri volti, i nostri sguardi, il nostro silenzio, la nostra coscienza memore tanto del dolore degli ostaggi e dei loro congiunti, quanto del fiume di sangue, in grande parte innocente, versato in questi giorni di ferocia, e, ancora, il fuoco amico di fiaccole accese come argine al buio della notte, saranno -loro soltanto- il nostro ยซmessaggio sempre rinnovato di pace e di speranzaยป. Sarebbe veramente un dono nel dono se accogliessero questo mio fraterno invito le amiche e gli amici della comunitร  israelitica e della comunitร  islamica che con la loro presenza esprimono da molto tempo la ricchezza organica e plurale della nostra concittadinanza. Averle su a San Miniato al Monte lunedรฌ sera, abbracciate dal nostro disinteressato affetto e dal nostro profondo rispetto per la loro indicibile sofferenza, sarebbe veramente un segno profetico di incalcolabile valore e significato, la cui feconditร  di bene, ben oltre i contingenti steccati dellโ€™odio e del sospetto, restituirebbe alla nostra cittร  la possibilitร  di tornare a ridire al mondo intero con piรน veritร  e speranza quanto, alludendo allโ€™invenzione fiorentina dellโ€™umanesimo, il poeta Mario Luzi ebbe a dire, salutando nel 1986 in piazza Signoria Giovanni Paolo II, papa amico e insonne difensore della pace in medio oriente: ยซLโ€™uomo: si imparรฒ qui a Firenze a dire questa parola con particolare intenzione; come intendo un prodigio in cui la creazione si fosse identificata con il creatore; o come di un mistero di cui fosse impossibile delineare i contorniยป.

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