Draghi: La ripresa dell’attività dopo l’estate, come discusso nel nostro precedente incontro di giugno, si caratterizza dallo sviluppo in tutta la sua forza dell’azione del governo Draghi.
Un governo conservatore, sempre sintonizzato con le richieste di Confindustria, sta portando avanti cambiamenti radicali, pessimi, che investono la struttura democratica del Paese e che rimuovono, atto dopo atto, il tema della giustizia sociale nel nostro paese.
Draghi sta svolgendo questo ruolo con grande capacità, viene applaudito e rispettato dalla gran parte delle forze politiche, dal complesso dei media e da buona parte dell’opinione pubblica.
Il carattere del governo è ben espresso da questo passaggio all’assemblea di Confindustria: “alcuni Paesi hanno affrontato gli anni 70, che sono stati anni difficilissimi, con successo. E una caratteristica che separa questi paesi dall’Italia, è proprio il sistema di relazioni industriali. In questi Paesi le relazioni industriali, pur stimolate, pur stressate da quello che avveniva intorno, sono state relazioni industriali buone.” Di conseguenza individua nelle lotte operaie e nei diritti sindacali la fine della competitività, priorità e valore assoluto dell’azione di Governo, dell’Italia.
E coerentemente con il Pnrr sta predisponendo uno Stato debole, pagatore dei conti delle aziende, affidando tutto (anche i servizi locali con l’annunciata riforma Concorrenza) alla centralità delle aziende a cui sono affidati decine di migliaia di miliardi. Quindi un paese che non ha un progetto industriale, non ha un piano per lavoro, che si ritroverà tra 5 anni più arretrato degli altri paesi europei che stanno investendo sul rafforzare lo Stato, per renderlo resistente a nuove pandemie, e sulla transizione ecologica.
FISCO
In questo contesto si inseriscono varie riforme. La più importante è l’annunciata riforma fiscale. Una riforma a misura di Confindustria, che ha il perno nel taglio delle tasse alle imprese. Una riforma che può essere così definita “Lo stato che non ridistribuisce”. Cosa prevede:
▪️Meno tasse per i redditi societari;
▪️No a riforma progressiva del fisco;
▪️Via l’Irap (utilizzato al 90% per i trasferimenti alle Regioni destinati al Fondo Sanitario Nazionale, quindi alla sanità pubblica!)
Il dibattito che si è aperto è emblematico del periodo che stiamo vivendo: senza guardare il merito, per difenderla dalle critiche di Salvini su punti marginali e che non sono all’ordine del giorno, questa proposta viene battezzata e difesa come simbolo del progressismo.
DRAGHISMO
Questo è il DRAGHISMO, una forma di controllo del dibattito politico, che fa passare per normali, accettabili, inevitabili o quasi, proposte che rimuovono i principi della lotta alla diseguaglianza.
Il ‘whatever it takes’ applicato in casa alza una cortina fumogena e fa quindi dimenticare che dal 31 ottobre ci sarà lo sblocco generalizzato dei licenziamenti. E rimuove il tema del lavoro povero nero e sempre più pericoloso, dei bassi salari, della povertà e delle diseguaglianze crescenti.
Agisce nella disattenzione generale, di un’opinione pubblica che sta allontanandosi forse dai sovranismi e dagli estremismi, che cerca una guida riconosciuto a livello internazionale e dalla forma pacata per passare una nottata che si sta facendo sempre più buia per tanti e tante.
Il Draghismo spicca nel fallimento della rappresentanza politica e risponde, dopo la tragedia di 135.000 morti da Covid, alla voglia di “serietà e vaccini per uscire dalla pandemia, e protezione” (Repubblica 19-10).
Gli elementi per noi importanti (in quest’anno aumento record della povertà assoluta e dell’economia illegale) non incidono sulla percezione popolare. Con questo dobbiamo fare i conti.
È come se fosse stata ormai consolidata anche nella percezione popolare la sconfitta culturale della sinistra che ha in un certo senso naturalizzato potere e disuguaglianze: le multinazionali, la ricchezza finanziaria e i grandi capitali sono irraggiungibili, in continuo movimento, sottratti alla politica, alla giurisdizione degli stati nazione. Non c’è più niente da fare. Meglio tenere lontani i nuovi arrivati, gli immigrati, che tentare di raggiungere le aristocrazie della ricchezza. E alla fine le disuguaglianze diventano figlie di una giusta meritocrazia: non si può colpire chi si è dato più da fare e ha avuto successo nella vita. Ognuno deve essere imprenditore di sé stesso.
Si annuncia la privatizzazione dei servizi pubblici? Silenzio. Si annuncia la riduzione del Reddito di cittadinanza? Quasi nessuna reazione. L’elenco potrebbe essere lungo. Ora la riforma delle pensioni. Domani la riforma della concorrenza.
E poi fatti già avvenuti, come il governo Draghi spenda sempre di più in sistemi militari, 7 miliardi di euro solo nel 2021, in spregio all’art. 11 della Costituzione (*). E si continua a pagare le milizie libiche per bloccare, con metodi delinquenziali, i migranti.
E poi c’è il grande rimosso di come la crisi pandemica sia stata pagata molto più dalle donne che dagli uomini, in termini di compensi, di tempi di vita, di responsabilità. A questo fatto, dato per consolidato nel 2020, si risponde con i voucher invece di servizi.
DRAGHISMO E ELEZIONI
Ed in questo quadro abbiamo vissuto le elezioni amministrative ultime. Che sono lo specchio di una politica che resta neutralizzata dal governo tecnico e dalla sua crisi permanente. La sconfitta della Lega e di FDI è un fatto importante e positivo, ma non definitivo, proprio per l’anomalia della situazione. Così come l’affermazione diffusa del Pd.
Invece per la sinistra, ovunque collocata, levando qualche singolo caso (su centinaia di comuni) è notte fonda ed un’inesistenza ad ogni tornata rafforzata. Questo interroga anche noi, in vista del futuro, per predisporci al meglio alle sfide che ci aspettano. Possiamo trovare supporti in risultati validi in medi centri (Trieste), ma la situazione è preoccupante. Ed anche qui a Firenze richiede una serie progettazione sulla quale abbiamo elementi di analisi e competenze da mobilitare.
L’esito dei ballottaggi conferma che siamo in un tempo di attesa legato al ruolo di Draghi, che mostra sia che questa può essere una calma provvisoria prima della tempesta (da qui l’altissima astensione) o il tramonto della stagione dei sovranisti. in ogni caso non si vedono reazioni per un cambiamento che parli di maggiore equità, di giustizia sociale, di cura. Non a caso Enrico Letta dichiara: “questo voto rafforza il governo Draghi” e Gualtieri rilancia: “Questa vittoria rafforza il governo Draghi, che sta facendo molto bene”.
Trovare la giusta misura tra la soddisfazione per la sconfitta di Salvini e della Meloni e la preoccupazione, motivata, per il sostegno acritico/cieco alle politiche di Draghi è la strada difficile da intraprendere.
SINISTRA
Ma come può esistere una sinistra significativa nella rappresentanza senza esistere sul piano nazionale e senza riuscire a controbattere la svolta impressa da Draghi nel paese?? Questa è la grande domanda con cui confrontarsi.
Senza cercare facili scorciatoie.
In questa crisi profonda di un pensiero e di una cultura politica alternativa non si può immaginare di delegare tutto all’azione sindacale. Il sindacalismo confederale, e in particolare la Cgil, anche in occasione dell’attacco squadrista di Roma, hanno dimostrato di esistere con un’altra idea del lavoro e della società, ma il loro ruolo istituzionale sembra essere oggi quello di una pressione all’interno di un quadro di mediazione, piuttosto che di aperto conflitto.
Il sindacalismo di base è attivo, protagonista in settori chiavi come la logistica ed il tessile, ma non ha neanche lui il peso per cambiare gli equilibri in atto.
Insomma, il tema dell’assenza di una sinistra politica credibile a livello nazionale non può trovare supplenza in altri.
Non è un Paese per Donne- Oltre e trasversalmente a tutto questo, occorre dire che il Draghismo che stiamo vivendo si caratterizza per un paternalismo e patriarcalismo sdoganati, di nuovo, con troppo poche obiezioni: nell’idealizzazione dell’uomo forte e autorevole che salva la nazione, non si considera più il ruolo che le donne hanno giocato nella pandemia, ma anche il prezzo che hanno pagato in termini di sacrificio totale a livello sociale, professionale, personale e anche politico. Le donne sono sempre più invisibili, non si interpellano: il lavoro di cura viene al massimo monetizzato con dei voucher sulla legge di bilancio, si parla di togliere l’opzione donna con la riforma delle pensioni e non è un caso che non solo i nuovi sindaci eletti, ma tutti i candidati fossero uomini.
Fascismo: In questo quadro, con coerenza sulla politica economica, c’è un protagonismo fascista che necessita risposta. Ma necessita anche di risposte sociali. L’assalto alla sede della Cgil di pochi giorni fa è stato un salto di livello in una serie lunga di aggressioni e violenze.
La risposta di piazza di sabato 16 ottobre è stato importante e grande, ma da sola non basta, se non si associa ad un’azione repressiva dello Stato (scioglimento di Forza Nuova e delle organizzazioni fasciste) e ad una politica che di proponga di sconfiggere disuguaglianze e povertà per togliere terreno a mafie e fascismo.
FIRENZE
In città, in questo quadro fosco, vediamo dei bagliori e delle lotte significative. Anche queste non possono avere un ruolo di supplenza al tema della sinistra sulla scena politica, ma sono degli stimoli da cogliere e analizzare.
Parliamo, guardando Firenze, alle migliaia di ragazze e ragazze che hanno manifestato per il clima e alla straordinaria lotta della GKN, sia in fabbrica che nella città, come in altre zone del paese.
Sono 2 lotte per il futuro. Che riportano al centro il tema del pianeta e del lavoro e hanno creato saldature e mobilitazioni con altri temi (salute delle persone e del pianeta, ambiente e lavoro) e tra soggetti diversi, operazione molto ardua in fase di crisi. Nella lotta contro il profitto e questo sistema di produzione. È il lavoro che la sinistra diffusa e a tratti anche troppo dispersa riesce difficilmente a fare. E non solo per il nostro contributo all’analisi critica, ma anche il sostegno attivo in termini di mobilitazione cittadina e territoriale.
La lotta della GKN è la prima grande lotta operaia in città del terzo millennio ed è molto di più di una vertenza. Ha fatto ritornare forte un senso di indignazione verso i padroni e la grande finanza. Ha coinvolto la città. E chiama in causa DRAGHI che non sta intervenendo.
Proprio per l’importanza che ha assunto, è fondamentale sostenerla ora ancor di più, ora che i tempi si allungano e la tensione cala. Se perdono, non perdono solo i lavoratori, perdiamo tutte e tutti.
Ed è importante perché finalmente evidenzia il ruolo delle multinazionali e dei fondi speculativi senza Nazione. Infatti, sono gli stessi che stanno comprando in città palazzi e terreni, per residenze di lusso, alberghi e student hotel. Ecco noi dovremmo fare questo collegamento. E collegare questo alla vendita di Firenze attuata dalla giunta Nardella, lavorando tanto con i nostri eletti nei consigli.
La lotta della GKN ha mosso in città un forte sentimento di indignazione. La stessa indignazione che ha unito e mosso le mille persone in piazza per Mimmo Lucano, non solo per il sostegno alla persona ma anche per la reazione al reato di solidarietà per cui è stato condannato in primo grado. Ma questo è il volto di una città che vuole progetti di accoglienza degni della nostra storia e che dobbiamo rilanciare e progettare.
Ma di positivo in città si muove anche altro e limitandosi all’ultimo mese: dalle reti contro la povertà (di una con la Spesa SOSpesa alle Piagge siamo protagonisti) alle iniziative sull’Afghanistan ed alla rete per il Kurdistan che si è mossa intorno alla figura resistente di Lorenzo Orsetti.
Certamente questo non basta, visto che Nardella in piccolo sta sperimentando la cura Draghi alla nostra città, ma sono basi positive su cui lavorare.
AZIONI: Per lavorare sui punti evidenziati- che si aggiungono all’attività in corso
- Dibattito su riforma fiscale
- Povertà- accompagnare il passaggio da un progetto di emergenza e assistenza con Le Piagge ad uno di solidarietà e progettualità politica (dalla Spesa SOSpesa fino alla Spesa Solidale), verificare rete cittadina e sperimentare in altre sedi lo Sportello Sociale. Convegno sulla povertà in città?? Sostenere reti ed iniziative che lavorano su diritti dei migranti e accoglienza reale
- Gkn- oltre a sostenere le iniziative in corso anche con la convergenza della Società della Cura, fare un incontro sui fondi speculativi come Melrose
- Fondi speculativi a Firenze e speculazioni edilizia
- Come fare una città per la transizione ecologica che rispetti l’ambiente e dove si muoia meno di traffico- organizzare incontri ad hoc tra noi, eletti e giovani generazioni
- Dibattito e proposte politico/istituzionali (a livello locale e non solo) su prossime riforme e questioni di genere
- Accoglienza- rilancio di progetti in città (riferimento Territori solidali)
- Mondo- brevetti COVID liberi da vaccino
(*) «Direttiva per la politica industriale della Difesa», emanata da Guerini il 29 luglio: l’Italia deve «disporre di uno Strumento militare in grado di esprimere le capacità militari evolute di cui il Paese necessita per tutelare i propri interessi nazionali», che assicuri «la sua appartenenza alla cerchia dei Paesi tecnologicamente ed economicamente avanzati».
25 ottobre 2021